Brindisi per una salvezza ancora possibile, la Dinamo Sassari per non perdere il treno di quei playoff che per lungo tempo sembrava impossibile poter prendere. Sabato 30 aprile, al PalaPentassuglia, si gioca una partita importante per i destini di due squadre che nella loro storia hanno dato sempre vita a grandi battaglie. Abbiamo parlato del momento brindisino con Michele Longo, voce del podcast Vox&One e penna di All-Around.net.
Tre vittorie nelle ultime quattro partite, nonostante la sconfitta con Varese che ha complicato i piani salvezza, si può dire che Brindisi arriva bene a questa sfida che può essere importante per provare a centrare il proprio obiettivo.
“Sì, assolutamente. Brindisi arriva alla gara dopo che per la prima volta è riuscita a mettere in fila due vittorie, ma soprattutto ora è una squadra, perché gli innesti fatti, soprattutto nello spot di playmaker, hanno dato quella dimensione che Sakota desiderava. Washington è quel tipo di giocatore che sa passare, creare e trovare la soluzione personale che Sakota voleva. Sicuramente è il momento migliore per Brindisi in questa stagione, malgrado sia con le spalle al muro”.
All’andata Sassari vinse, ma la partita fu equilibrata. Sono però cambiate nel frattempo diverse cose sia in casa Dinamo, ma soprattutto a Brindisi. Gli innesti di Smith, Washington ma anche di Bartley in cosa e come hanno reso differente la squadra?
“Smith è un giocatore che fa tanta legna. Non ha una grande posizione a rimbalzo, non è molto abile sul tagliafuori ma è uno che attacca sempre sui blocchi, legge abbastanza bene il pick and roll in attacco, difende, mette il fisico e non ha paura di far fallo. È un tipo di giocatore che dà sostanza e ci vuole all’interno della squadra. Washington dà quel playmaking che Brindisi non ha mai avuto dall’inizio dell’anno. Sa giocare il pick and roll e l’uno contro uno, sa spingere la transizione quando la difesa fa il suo lavoro come nei due secondi tempi contro Trento e Scafati. Dà quella dote di imprevedibilità che Brindisi non aveva, ma soprattutto la possibilità di liberare altri interpreti. Brindisi ora ha due punte: Washington, appunto, e Bartley. La possibilità di avere entrambi in quintetto, come accaduto nelle ultime uscite, costringe la difesa avversaria a concentrarsi su più giocatori e questo aiuta notevolmente l’attacco brindisino. Poi c’è un ragazzo come Sneed che è la nota più lieta da inizio anno, un 3&D di grande sostanza che l’anno prossimo giocherà come minimo in Eurocup. La cosa importante da sottolineare è che Bartley in quintetto ha dato più sostanza alla second unit, Morris e Laquitana assieme riescono a far girare meglio la squadra che ha così guadagnato in efficienza”.
Alla luce di quanto detto che partita sarà? E quali saranno le chiavi della sfida?
“Prima di tutto, tra Brindisi e Sassari fatico a ricordare brutte partite. Dal canestro di Marcelus Kemp un decimo oltre la sirena in poi ricordo sempre partite combattute. Mi aspetto quindi una bella partita. Molto dipenderà dal recupero di Jefferson, vedremo se giocherà, come e quanto, parte della sconfitta di Trento è stata causata alla sua assenza. Poi bisognerà vedere dove porteranno queste voci su Gentile. Dubito che Gentile lasci Sassari prima di domenica, però comunque ci sono queste situazioni che riguardano due delle fonti di gioco di Sassari. Sarà una partita tirata, in cui Brindisi dovrà cercare di non uscire dalla partita. Se dovesse prendere un parziale importante o dovesse andar sotto, anche se ultimamente ha dimostrato di essere molto più squadra, temo che in una partita da dentro-fuori, da vincere assolutamente visto che servono almeno cinque vittorie su sei per salvarsi, potrebbe perdere qualcosa e lasciarsi andare a iniziative individuali senza costrutto. Sarà poi molto importante il lavoro difensivo che Bartley dovrà fare su Tyree. Lì si gioca buona parte della gara. Tanto dipenderà poi da come Brindisi riuscirà ad arginare lo strapotere di Sassari sotto canestro, perché nel confronto Gombauld-Diop contro Baheye-Smith c’è tanta differenza. Brindisi sicuramente soffrirà a rimbalzo, la chiave sarà per questo evitare che arrivino palloni giocabili sotto canestro e agire molto bene con il tagliafuori”.
Anche per Sassari non è stata una stagione semplice, l’esonero di Bucchi, l’arrivo di Markovic. Dall’esterno che idea si è fatto?
“Mi è dispiaciuto per Bucchi, lo abbiamo visto anche a Brindisi, è una persona seria e un grande conoscitore di basket. Sassari ha avuto soprattutto un problema, che è quello dell’assenza di Bendzius. Avere un giocatore come lui, catalizzante per tutto quello che fa, altera un po’ tutto. Penso che Bucchi abbia avuto difficoltà a trovare delle alternative alla sua assenza. Per me Sassari non ha mai rischiato di andar giù anche perché il PalaSerradimigni è un fortino, è difficile vincere per tutti in Sardegna e questo ti fa partire avvantaggiato. Markovic dopo un paio di settimane ha avuto dei miglioramenti importanti, contro Brescia per esempio ha fatto vedere un basket moderno, veloce, utilizzando bene la transizione, i pick and roll laterali, è in grado di usare diverse alternative. Ha dimostrato di non avere preconcetti e per me Sassari si è così un po’ svecchiata. La società è stata coraggiosa a prendere un allenatore che non conosceva il campionato italiano, mi sta piacendo come sta giocando ora e credo che se ci dovesse essere Jefferson, che con il tecnico bosniaco è arrivato al suo splendore prendendo ottimi tiri e facendo girare la squadra come un playmaker vero e proprio, sarà veramente difficile per Brindisi”.
Matteo Cardia