“Questa è una vittoria che parte da lontano”. Difficile dare torto a Fabio Pisacane, tecnico del Cagliari Primavera vincitore della Coppa Italia di categoria per la sua prima volta nella storia del club rossoblù. Un successo netto, chiaro: lo 0-3 rifilato al più blasonato Milan di Federico Guidi è la prova provata del clic mentale fatto da Vinciguerra e compagni in una stagione che nel 2025 ha cambiato marcia sia nei risultati ma soprattutto nella consapevolezza dei propri mezzi. E il cammino perfetto della Coppa Italia lo dimostra.
Dominio
Pisacane è il leader di un gruppo con diverse personalità importanti, ma che non emergono sul valore della squadra. “La cosa più bella di questo momento è proprio sentire i complimenti alla squadra”, ha detto nel postpartita il tecnico partenopeo, lecitamente più emozionato del solito. Eppure sempre con lo sguardo “dritto e aperto nel futuro”, per citare il compianto Pierangelo Bertoli: un futuro chiamato Juventus, prossimo avversario in campionato, già regolato 2-0 in semifinale di Coppa davanti a quasi mille spettatori ad Assemini. La prestazione dei rossoblù all’Arena Civica “Gianni Brera” di Milano – permettete la digressione: un impianto a dir poco affascinante, tra passato e futuro, proscenio perfetto per scrivere una pagina di storia indelebile – ha ricalcato quanto visto fare negli ultimi mesi dai Pisacane boys. Ovvero una banda di bravi ragazzi, ma pronti a trasformarsi per difendere il compagno e, soprattutto, la porta difesa da un Iliev che anche all’Arena ha dimostrato di essere tra i top della categoria (e pronto al calcio dei grandi, aggiungiamo noi) con un paio di interventi decisivi al momento giusto. Non è un caso se il Cagliari è la squadra meno battuta del Primavera 1, grazie a un 3-5-2 equilibrato e pronto a far male all’avversario quando serve. Dopo aver fatto sfogare il Milan senza rischiare nulla, i rossoblù hanno colpito alla prima vera occasione con Vinciguerra, che ha replicato la perla della semifinale contro la Juventus con un destro a giro sotto l’incrocio che ha fatto esplodere la parte di stadio che sosteneva gli ospiti. E ha fatto bis con Bolzan, fin là bravo soprattutto in fase di non possesso, che ha trasformato nello 0-2 la respinta di Longoni sul tiro-cross di Arba, servito magistralmente dal solito Vinciguerra. Il tris di Trepy nella ripresa ha messo il sigillo finale su una vittoria meritata e attesa, che ha confermato la bontà del lavoro fatto da Pisacane e dal suo staff in questi mesi.
Da Pisadog a Underdog
Vincere la Coppa Italia in un’Arena pronta a festeggiare l’orgoglio meneghino con tanto di decine di ex rossoneri del passato – da Ibrahimovic a Tassotti e Costacurta, fino a Borriello, Brocchi e tanti altri – dev’essere stato impagabile per il tecnico cagliaritano, che ai lustrini del glamour ha sempre preferito la concretezza del “qui e ora”. La festa in campo con i tifosi, proseguita poi all’aeroporto di Linate con la delegazione sarda che ha colorato gli spalti dell’impianto di Parco Sempione. Contro tutto e contro tutti, come spesso è capitato al Cagliari nella sua storia. Anche stavolta ha vinto Davide contro Golia, quando tutto sembrava apparecchiato per il trionfo altrui, come a Bari nel giugno 2023 giusto per fare un esempio. Eppure chi, come chi scrive, ha seguito a lungo la squadra di Pisacane in questa stagione, era abbastanza certo delle possibilità dei rossoblù. Bravi a mettere la partita sui propri binari, per poi accelerare quando serviva e sfruttando alcune delle tante doti del gruppo, ovvero cinismo e capacità di soffrire. Pintus e soci hanno portato il Milan nella propria metà campo e lì lo hanno “cucinato a dovere”, alzando la muraglia davanti a Iliev grazie a una prova di squadra eccezionale. L’unità di intenti è il segreto di questo Cagliari Primavera e la si vede dalla prova dei subentrati: Trepy, Achour, Malfitano, Langella e Sulev hanno mantenuto inalterato il livello della prestazione, chiudendo con la porta inviolata e annullando ogni tipo di recriminazione in casa Milan. La festa finale è il giusto premio per uno spogliatoio che ora, per bocca dei suoi leader, ha detto chiaro quale sarà il prossimo obiettivo. “I sogni diventano realtà e ora pensiamo al campionato. Pensiamo già alla Juventus e vogliamo andare ai playoff”, ha detto Cogoni in sala stampa, testimoniando la volontà di questo Cagliari di continuare a stupire. E con uno stato di forma, fisico e mentale, di questa portata allora ogni obiettivo, per quanto difficile – l’ultimo posto playoff dista 7 punti con 6 giornate da giocare – allora diventa possibile. Sarebbe l’ennesima impresa di un Cagliari che un tempo si sarebbe potuto chiamare “operaio”, ma che nei tempi di oggi si definirebbe “smart”.
Francesco Aresu