In vista della sfida di domenica tra Empoli e Cagliari, in programma alle 15:00, nell’ambito della rubrica “Quel giorno io c’ero” abbiamo intervistato Antonio Balzano, ex terzino rossoblù con 55 presenze e 1 gol. Balzano ha condiviso le sue impressioni sul match, analizzando le due formazioni e ricordando con nostalgia il suo periodo nell’isola.
Antonio, partiamo dalla gara del 25 ottobre 2014. Quella sera, all’ 8ª giornata, il suo Cagliari travolse l’Empoli con un netto 4-0. Quali sono i ricordi più vividi di quella partita? Cosa funzionò così bene quel giorno?
“Quella contro l’Empoli è stata senza dubbio una delle nostre migliori prestazioni della stagione. Fin dal primo minuto abbiamo messo in campo intensità, qualità e determinazione, riuscendo a interpretare al meglio le richieste del mister. È stata una gara spettacolare, ricca di emozioni e di gol, che ha entusiasmato sia noi giocatori che i tifosi sugli spalti e da casa. Quella vittoria fu la conferma di un periodo particolarmente positivo per la squadra. Infatti, qualche giornata prima avevamo ottenuto un successo straordinario a Milano contro l’Inter, vincendo 4-1”.
In quell’Empoli-Cagliari, l’altro terzino, Danilo Avelar, si rese protagonista con una doppietta. Che impressione aveva di lui come giocatore e che contributo dava alla squadra?
“Danilo era un giocatore fantastico, oltre che una persona straordinaria. In quella partita segnò anche su punizione, dimostrando ancora una volta la sua qualità. Era il profilo ideale per il tipo di gioco che chiedeva il mister: un terzino molto offensivo, sempre propositivo in fase di spinta. Oltre alle sue qualità tecniche, era anche un bravissimo ragazzo, sempre disponibile e positivo all’interno del gruppo”.
Domenica si affrontano nuovamente Cagliari ed Empoli, entrambe in piena lotta per la salvezza. Come vede questa sfida? Quali fattori potrebbero fare la differenza?
“Sarà senza dubbio uno scontro diretto fondamentale, in cui ci si gioca molto. Se il Cagliari riuscisse a ottenere un risultato positivo, si allontanerebbe dalla zona calda della classifica, garantendosi maggiore tranquillità. Dall’altra parte, l’Empoli giocherà una delle sue ultime carte per la salvezza e cercherà in tutti i modi di ottenere il massimo. Mi aspetto una partita molto tattica, con entrambe le squadre che si studieranno attentamente per individuare i punti deboli dell’avversario e colpire al momento giusto. Sarà una sfida intensa e di grande importanza per entrambe. Ovviamente, tifo per il Cagliari e spero che possa portare a casa la vittoria. Ma anche un pareggio, considerando il contesto, sarebbe comunque un buon risultato”.
Quali sono secondo lei, i giocatori dell’Empoli che il Cagliari dovrebbe temere di più? Inoltre, conosce bene Roberto D’Aversa: che tipo di approccio pensa che adotterà per questa partita e che opinione ha del suo lavoro?
“Sicuramente Sebastiano Esposito è un giocatore da tenere d’occhio, ma in queste situazioni è la squadra nel suo insieme a fare davvero la differenza. Conosco molto bene l’allenatore e sono certo che imposterà la gara in modo organizzato, puntando sul gioco di squadra. Come dicevo prima, sarà una partita molto combattuta, con tanto in palio. Il Cagliari dovrà dare il massimo per ottenere un risultato positivo, ma non sarà facile, perché affronterà una squadra ben preparata, su un campo difficile, e guidata da un tecnico molto bravo. Per quanto riguarda l’allenatore, non l’ho mai avuto da giocatore, ma lo conosco bene perché vive a Pescara. È un tecnico molto preparato, apprezzo il suo modo di lavorare e, oltre alle sue capacità professionali, è anche una persona davvero perbene. Per questo gli auguro il meglio e spero che riesca a raggiungere la salvezza con l’Empoli, perché se lo merita”.
Come valuta invece il lavoro svolto finora da Davide Nicola alla guida del Cagliari?
“Secondo me, Davide Nicola è un allenatore eccezionale, un grande motivatore e una persona molto preparata. Chi lo critica, a mio avviso, non comprende il suo valore. Nicola ha già dimostrato in passato, con altre squadre, di essere capace di compiere veri e propri miracoli, ottenendo risultati straordinari in situazioni difficili. Da quando è arrivato al Cagliari, ha saputo affrontare con grande professionalità le difficoltà e sta facendo un lavoro ottimo. È un allenatore che merita di stare in Serie A, e a mio parere, merita di rimanere al Cagliari”.
A proposito di allenatori, nella sua carriera ne ha avuti diversi. Ce n’è uno in particolare che l’ha influenzata più degli altri? Cosa le ha trasmesso che ancora ritiene fondamentale?
“Sicuramente, non posso che risponderti Zeman, che considero il mio “padre calcistico”. Gli devo tantissimo e spero che possa riprendersi al più presto, visto che ha avuto dei problemi di salute. Per me, sotto l’aspetto del gioco, non ha rivali. È la persona che più mi ha insegnato e che mi ha fatto divertire di più. Non voglio togliere nulla agli altri allenatori che ho avuto, ma con lui c’era un rapporto davvero speciale. Mi piaceva di lui il fatto che fosse sempre un tipo molto diretto, senza favoritismi. Tutto si meritava, senza eccezioni. I suoi allenamenti, pur essendo estremamente duri, non erano utili solo per il calcio, ma ti rimanevano dentro nella vita di tutti i giorni. A volte mi sembra di non camminare più (ride ndr), ma sono contento di averli vissuti. Li ho fatti con orgoglio, perché mi hanno formato come persona”.
Guardando indietro alla sua esperienza con il Cagliari, quali compagni di squadra l’hanno impressionata di più? E quali sono i ricordi più belli di quegli anni in rossoblù?
“Tutti e due gli anni trascorsi a Cagliari sono stati meravigliosi, anche quello della retrocessione. Nonostante le difficoltà, c’è stata una grande unione, sia all’interno della squadra che con il popolo sardo, una comunità che io amo profondamente. Infatti, appena posso, vengo sempre in Sardegna. Ho tanti amici lì, e continuo a sentire molti dei ragazzi con cui ho giocato, da Sau a Ceppitelli, che è un mio carissimo amico, a Ibarbo, e a Dessena, di cui sono anche il testimone di nozze. Mi sono legato tantissimo a loro, proprio perché abbiamo vissuto due stagioni intense: la prima meno positiva, ma che ci ha unito sotto molti aspetti (la retrocessione in Serie B del 2014/2015 ndr), e l’altra, quando abbiamo ottenuto la promozione in Serie A. Mi fai venire davvero tanta nostalgia, come dice Olly: balorda nostalgia”.
Lei ha sottolineato il legame di amicizia con Daniele Dessena, un rapporto che va oltre il campo. Quali sono le qualità di Daniele che lo distinguono sia come calciatore che come persona?
“Nel calcio hai tanti compagni, ma pochi diventano veri amici. Daniele, insieme a Ceppitelli e agli altri che ho già citato, è sicuramente uno di quelli che considero come un fratello. È una persona straordinaria, un giocatore fantastico. Ora ha intrapreso un nuovo percorso e gli auguro davvero il meglio. Lui mastica calcio da sempre, a grandi livelli, e sono sicuro che, anche come allenatore, raggiungerà grandi traguardi. Ha tutte le qualità per farlo”.
Durante la sua seconda parentesi al Pescara ha giocato con Gabriele Zappa, che oggi veste la maglia del Cagliari. Da terzino a terzino, che opinione ha di lui? Quali sono i suoi punti di forza?
“Gabriele è stato un mio piccolo allievo, perché quando era a Pescara gli davo molti consigli, soprattutto sulla posizione in fase difensiva. È un ragazzo straordinario, con grandi capacità atletiche, e ha fatto enormi progressi sotto tutti gli aspetti. Merita pienamente tutto ciò che ha raggiunto fino ad ora. Secondo me, è un giocatore su cui il Cagliari deve fare affidamento, perché sta emergendo come un leader positivo. Gli auguro il meglio, perché ha fatto passi da gigante e ha ancora molto da dare. Sta mettendo in pratica tutto ciò che ha imparato, anche con l’atteggiamento da leader, che può sicuramente aiutare la squadra. Considerando che è già da qualche anno al Cagliari, ha tutte le potenzialità per diventare un punto di riferimento importante per la squadra”.
Restando sui laterali, un altro giocatore che si sta mettendo in mostra è Nadir Zortea. Cosa ne pensa delle sue caratteristiche e del suo impatto al Cagliari?
“Lui è un ottimo giocatore. Inizialmente, devo ammettere che non pensavo avrebbe fatto così bene, ma mi sono ricreduto perché ha dimostrato di essere davvero un talento. Se continua a giocare con questa costanza e qualità, secondo me ha la possibilità di fare il salto di livello. Ha tutte le caratteristiche per farlo, visto che possiede un talento che, purtroppo, in Italia non è così comune”.
Cosa c’è nel futuro di Antonio Balzano?
“Da due anni ho iniziato a collaborare con il mio procuratore e, da allora, mi sono messo in giro a osservare i ragazzi, a parlare con i giocatori, anche con quelli più grandi. Sto intraprendendo questo percorso, che non è certo facile. Lo sto facendo con una persona come Silvio Pagliari, con cui sono davvero contento di lavorare. Lui è nel settore da 30 anni, ha un approccio molto particolare e lo fa nel modo più giusto possibile, con serietà e professionalità. Per me, è un onore lavorare con Silvio e voglio imparare da lui, affrontando questo percorso con la stessa serietà e correttezza”.
Ha passato due anni a Cagliari: le piaceva vivere in Sardegna? Cosa le manca di più di quel periodo?
“Amo la gente sarda, anche perché ho vissuto delle esperienze sentimentali lì, e quindi sono particolarmente legato a quella terra. Conosco la Sardegna non solo per il mare, ma anche per le sue tradizioni. Ho avuto l’opportunità di esplorare anche il centro dell’isola, partecipando pure a manifestazioni culturali come Cortes Apertas. Mi sono sempre sentito attratto dalle tradizioni sarde, che in qualche modo ricordano la mia terra, perché sono valori che purtroppo dalle mie parti stanno andando perse. In Sardegna, invece, c’è ancora un forte legame con il passato e con le vecchie usanze, e questo rende tutto ancora più affascinante. È un popolo magnifico e, ogni volta che posso, torno per passare qualche giorno con i miei amici e respirare l’aria dell’isola, che mi manca tanto”.
Matteo Cubadda