“But how many corners do I have to turn? / How many times do I have to learn / All the love I have is in my mind? / Well, I’m a lucky man / With fire in my hands”. Quando a fine novembre del 1997 i The Verve pubblicarono la loro “Lucky Man“, terzo singolo del loro album “Urban hymns”, Nicolas Viola aveva compiuto otto anni da poco più di un mese. Chissà se in quel periodo già si preparava a diventare un grande appassionato di rock classico o se anche lui, come tanti adolescenti (e non) in quel periodo era rimasto affascinato del brit-pop, di cui la band di Richard Ashcroft era una dei principali esponenti.
Novello attaccante
E di angoli da svoltare, di lezioni imparate la carriera a Cagliari di Viola è ricca. Arrivato quasi in sordina, messo da parte a lungo prima che Claudio Ranieri decidesse tra il 2023 e il 2024 di tirarlo a lucido, rendendolo decisivo come mai forse era stato in carriera. Ora, a 35 anni compiuti, il trequartista calabrese è uno dei simboli di un gruppo ringiovanito rispetto al recente passato, con una forte componente italiana, cui serviva uno zoccolo duro rappresentato da calciatori di esperienza. Maglia numero 10 sulle spalle, un raggio d’azione avanzato di circa 30 metri rispetto alle abitudini, Viola ha saputo reinventarsi in Sardegna. Trovando, come da cliché, il posto ideale per la sua “seconda giovinezza”. Due reti nelle ultime tre gare, arrivati contro Genoa e Monza e, soprattutto, da attaccante vero. Ovvero la posizione ricoperta dal fratello Alessio, di un anno più giovane, con cui agli albori della carriera rappresentava la coppia di talenti più floridi del vivaio della Reggina, quando la società calabrese militava ancora tra i professionisti. Chissà se gli ha chiesto qualche consiglio per arrivare a fare gol come quello contro i brianzoli, con uno stacco di testa a centro area che ha superato impagabilmente Turati e che i tifosi rossoblù si aspetterebbero più da Pavoletti o Piccoli, ovvero due centravanti di grande fisico. Se Richard Ashcroft in “Lucky Man” cantava di essere fortunato per avere “il fuoco nelle mani”, Viola può dire lo stesso. Ma per il 35enne di Oppido Mamertina quel fuoco è rappresentato in modo metaforico dal sentimento che arde all’interno, non soltanto quello nei piedi – specie il sinistro – come un qualunque calciatore. Quello che lo mantiene giovane a dispetto dell’età, ma soprattutto determinante per le sorti del Cagliari. Ed ecco, dunque, che il concetto di “uomo fortunato” si deve interpretare come i latini, nel senso di sorte da costruirsi e da indirizzare con le proprie azioni. Una definizione che ben si attaglia al Viola cagliaritano, perché capace di rimettere in discussione un destino che ormai sembrava già scritto dopo il grave infortunio a Benevento e al flop con la maglia del Bologna.
Gol e punti
La fiducia di Ranieri prima e di Nicola poi lo hanno reso un leader di questo Cagliari, come dimostrano le 11 volte in cui ha indossato la fascia da capitano su 22 gare giocate nella stagione in corso. Dal 30 settembre a Parma Viola è tornato al centro del villaggio. Seconda punta atipica, con la vocazione più al sacrificio e all’invenzione che al fare gol. Normale, se in carriera hai sempre pensato a creare e organizzare il gioco, non a finalizzarlo. Eppure, grazie al “fire in my hands”, l’ex promessa della Reggina ha saputo adattarsi anche al modo di fare il “sottopunta” – termine orribile tanto caro agli studiosi di tattica – con Davide Nicola, con compiti diversi rispetto a quanto fatto la stagione precedente con Ranieri in panchina. Allora Viola fu decisivo per la salvezza dei rossoblù grazie ai suoi 5 gol che, tranne quello segnato con il Torino nella notte dell’omaggio dell’Unipol Domus a Gigi Riva, hanno sempre portato punti: Salernitana (2-2), Genoa (2-1), Atalanta (2-1) e Inter (2-2). Una tendenza ripetuta anche in questo campionato: Torino (3-2), Genoa (1-1), Monza (3-0). Se Nicolas va a segno, il Cagliari muove la classifica. Una scena andata in onda anche contro i brianzoli fanalino di coda della Serie A, con il numero 10 rossoblù bravo a capitalizzare il cross da sinistra di Augello a inizio secondo tempo, indirizzando di testa la palla sotto l’incrocio e dando il La al successo dei ragazzi di Nicola. Che ha scelto di tenerlo in campo dopo l’intervallo nonostante una prima frazione da 4,5 in pagella. Con la clamorosa occasione sprecata dopo 6 minuti, sempre di testa, in una condizione decisamente più favorevole di quella vissuta poi sull’1-0. Anche là, però si è vista in Viola la capacità di determinare le proprie sorti, che all’ora di gioco ha lasciato il campo a favore di Gianluca Gaetano, suo omologo ma di 11 anni più giovane, per alcuni il Viola 2.0, ma destro di piede. Il fantasista napoletano, dopo aver segnato il gol del raddoppio su calcio di punizione, è andato ad abbracciare proprio il più esperto compagno, definito “un mio grande amico”. Lo stesso che qualche settimana prima ai microfoni di Dazn aveva detto: “Gianluca è una persona davvero ottima, vorrei condividere il premio con lui”.
Futuro
Lucky Man, Dorian Gray, mentore, professore. Sono tanti gli appellativi che si possono dare a Viola, uomo di multiforme ingegno e passioni. Arte, musica, psicologia, auto vintage, moda sono solo alcune delle attività che si affiancano alla carriera di calciatore professionista del 35enne calabrese, che la scorsa estate sembrava vicinissimo a salutare Cagliari e la sua gente. Tutto sembrava essere pronto per un suo trasferimento a Pisa dall’amico Pippo Inzaghi, che a Benevento aveva avuto modo di vivere la migliore versione del Viola centrocampista. Invece – grazie anche al sostegno della famiglia – ha vinto l’amore per la Sardegna, con un altro anno di contratto firmato a estate inoltrata e nuove pagine da scrivere sul suo libro di avventure rossoblù. “Con il Monza era una partita fondamentale, a Empoli sarà una battaglia e dobbiamo prepararci al meglio”, ha detto ancora Viola al nostro Roberto Pinna al termine del match contro i brianzoli, buttando palla in avanti verso il prossimo impegno che vedrà i rossoblù impegnati al Castellani nel ritorno al passato per alcuni protagonisti della stagione in corso come Nicola, Luperto, Caprile e Marin. In attesa di capire se ci saranno ulteriori sviluppi sulla presenza o meno dei tifosi residenti in Sardegna, la sfida contro i toscani resta uno snodo cruciale in vista dell’obiettivo salvezza. Ovvero l’obiettivo citato da Viola ai microfoni di Dazn, prima di parlare del proprio futuro, con il contratto in scadenza il prossimo 30 giugno: “Mi sento ancora un ragazzino, penso di avere ancora tanto da dare. Non so che succederà a giugno: sono un calciatore del Cagliari e vorrei restare qui”. Un chiaro messaggio al club presieduto da Tommaso Giulini, che nei prossimi giorni dovrebbe ufficializzare il rinnovo del contratto di Alessandro Deiola, un altro dei senatori insieme a Pavoletti, Zappa e allo stesso Viola, ovvero i quattro capitani rossoblù. È ancora presto per sapere cosa sarà del futuro del numero 10, ma una cosa sembra certa: dopo aver faticato tanto per raggiungere il suo status attuale, non rinuncerà facilmente alla possibilità di continuare a scrivere nuove pagine sul libro della sua storia cagliaritana. Magari ancora con tanti gol segnati, con un sottofondo rock. Oppure, perché no, con un brano brit-pop.
Francesco Aresu