Nei giorni scorsi l’alzata di scudi sul prezzo della carne di agnello, oggi i pastori rilanciano.
“I rappresentanti di questo settore sono seduti al tavolo di filiera e hanno sempre espresso pubblicamente la vicinanza alle nostre vertenze. Ora è il momento di passare ai fatti pagando un prezzo più alto per gli agnelli: questo ci darebbe davvero una mano”. Così Gianuario Falchi, uno dei pastori in prima linea nella protesta che ha portato all’ultimo accordo sul prezzo del latte, in merito al nuovo fronte delle rimostranze che interessano il prezzo della carne di agnello, mentre si avvicina la Pasqua.
Così Nenneddu Sanna, anch’egli tra i portavoce dei pastori. “Prima delle feste l’agnello sardo Igp viene utilizzato nella grande distribuzione come prodotto ‘civetta’: prezzo basso per attirare gli acquirenti a comprare anche altri prodotti in vendita. Attualmente viene pagato un prezzo da fame, 2,20 euro a peso vivo. Ebbene, noi diciamo che serve un’equa ripartizione del prezzo: un’equa remunerazione non non può scendere sotto i 3-3,50 euro al chilo nei periodi di minor richiesta”.
Intanto il fronte rimane caldo. Anche perché è in programma, per giovedì 28 marzo a Siniscola, un’assemblea che però non vede la firma del movimento protagonista dell’accordo raggiunto a Sassari. A promuoverla sarebbero i pastori che si dicono critici rispetto all’accordo sulla base dei 74 centesimi al litro per arrivare a un euro.