La denuncia di Confartigianato Sardegna parte dai dati diffusi dall’Ispra relativamente al 2017.
Oltre 2.300 chilometri quadrati di territorio a rischio frane e alluvioni. Il tutto a fronte del calo di fondi pubblici per prevenzione, messa in sicurezza ripristino. Questo il verdetto preoccupante, che vede in bilico il 9,7% del territorio isolano, a forte rischio frana e pericolosità idraulica. Nell’89,7% dei Comuni sardi ci sono aree a elevato rischio, il che interessa più di 138 mila abitanti, oltre 58 mila edifici e quasi 11 mila attività produttive, con 684 beni culturali.
Sono 12.250 gli edifici esposti a pericolo elevato e molto elevato di frane (il 2,0 per cento del totale) e 41.978 edifici minacciati da rischio alluvione di grado medio (il 6,9 per cento). Ammontano a 1.346 le imprese a rischio frane, 9.335 quelle a rischio idraulico di media intensità.
Confartigianato Sardegna, con il presidente Antonio Matzuzi, parla di necessità di “realizzare e gestire la manutenzione delle opere pubbliche necessarie per difendere famiglie, imprese e patrimonio culturale da frane e alluvioni. Purtroppo, però, s’investe sempre meno in prevenzione, messa in sicurezza e ripristino”. La spesa – riferisce Confartigianato Sardegna – è calata di quasi 15 miliardi dal 2010 al 2017 (-29,1%). L’Italia è ultima nell’Unione Europea, con i fondi comunitari sfruttati solo per il 20%. Servono – conclude Confartigianato Sardegna – “efficaci sistemi di allertamento ma anche e soprattutto una corretta pianificazione territoriale, interventi strutturali, manutenzione e buone pratiche anche in campo agricolo e forestale, fondamentali per la mitigazione del rischio idrogeologico, in un’ottica di salvaguardia della sicurezza delle persone e delle realtà produttive”.