Al termine di una stagione tribolata in casa Dinamo Sassari, con un cambio di coach, da Piero Bucchi a Nenad Markovic, con la salvezza raggiunta prima del gong ma con i playoff mai veramente avvicinati nel momento clou del campionato dai biancoblù, è intervenuto il confermato general manager dei sassaresi Federico Pasquini. Di seguito il punto sul torneo appena concluso, ma soprattutto su ambizioni e progetti futuri per il Banco di Sardegna.
Il commento
“Vorrei fare il punto di tutte le attività sportive fatte in stagione dal mondo Dinamo. Voglio fare i complimenti alla Dinamo Lab per l’organizzazione della EuroCup, l’ennesima dimostrazione della crescita come società. L’ingresso di Devecchi nel board si vede per professionalità e progettazione. Sulla femminile ha già parlato Restivo ma il cammino fatto in Europa ci rende orgogliosi. Chiuso con la maschile che quest’anno ha fatto un risultato che non può soddisfare e non mi soddisfa. Questa squadra ha vissuto di troppi alti e bassi e non ha mai dato l’impressione di essere veramente squadra. Questo è il problema più grosso e per me va oltre i risultati. Abbiamo avuto tante scusanti, specie con gli infortuni, ma credo che per qualità fossimo altri. Serviva un andamento più lineare. Abbiamo fatto diverse prestazioni che non sono state belle. Abbiamo commesso degli errori e mi sento il più responsabile di tutti. Gli ultimi mesi per me sono stati complessi per provare a trasformare questa squadra in una squadra vera. L’importante comunque è aver mantenuto la Serie A dopo problematiche e con serenità, battagliamo su questa cosa. La difficoltà di questa stagione è nata da diversi aspetti, forse ho costruito una squadra troppo multietnica. Pensavo sarebbe stato un vantaggio e invece è stato uno svantaggio. La seconda problematica è che avevamo troppi giocatori in scadenza di contratto. Ero convinto giocassero alla morte per guadagnarsi un posto al sole nel mercato e invece per molti non c’è stato senso di appartenenza. E questo non deve succedere perché è sempre stato il nostro punto forte. Abbiamo visto una squadra troppo umorale e noi invece dobbiamo andare al Palazzetto certi dello spettacolo da offrire ai nostri tifosi. Chiaro che l’infortunio di Bendzius ci ha distrutto e avevamo disegnato la squadra su di lui, poi abbiamo avuto una moltitudine di infortuni e di sfortune. Ma l’annata è andata così e ora dobbiamo prenderne spunto per fare meglio in futuro. Le basi della società sono solide e vedo l’energia giusta per ripartire sia del club che da parte di Markovic. La prossima stagione sarà ancora complessa ma voglio rivedere lo spirito Dinamo. Sul futuro? Ripartiremo da Cappelletti e da Bendzius, per il resto sarà una squadra nuova. L’idea è di creare una base italiana su accordi pluriennali per rimettere dentro lo spirito di appartenenza. Sapremo a breve la situazione sulle Coppa Europee, dipenderà dalle altre competizioni e dalla volontà della Champions nei confronti del campionato italiano. Aspettiamo e vediamo, senza Coppe comunque non sarà un dramma e penseremo al campionato. Evidente che sul mercato invece incide nel mercato straniero, ma andiamo oltre a questo. Voglio un roster consistente”
Le voci sulla Spal
“Il calcio per me è solo la domenica sera, il bar dello sport che mi rilassa. Però non ho conoscenza del calcio, già ne ho poca nella pallacanestro. Non ho mai pensato di dire addio a Sassari perché ogni giorno che lavoro al Palazzetto trovo energia. Quando non troverò più energia nel stare a Sassari chiamerò Sardara e andrò via, state certi che Pasquini non è una tassa”.
Sui leader mancanti citati da Sardara
“Non credo che il problema sia la leadership, ma sull’esperienza dei giocatori che avevamo a certi livelli. Oggi la pallacanestro è uno sport per trentenni perché abbiamo perso alcune grandi figure del passato e l’esperienza e la leadership le costruisci solo con gli anni di campo. I giocatori che abbiamo scelto avevano poche stagioni in un certo tipo di ruolo, pensiamo per esempio a Diop in scadenza al primo anno da titolare, oppure con poche annate a determinate pressioni. Questo è stato l’errore, non tanto non trovare dei leader ma non trovare dei giocatori subito pronti. Io pensavo di colmare questo rischio con la presenza dei “vecchi” della Dinamo come Gentile e Kruslin che potevano guidare l’esplosività dei nuovi. Poi l’impatto complicato a livello di risultati ci ha tagliato le gambe”.
Sui giovani
“Dobbiamo lavorare tanto sui giovani del futuro perché per un club come la Dinamo fa la differenza, nel presente e nel futuro”.
Diop
“Lascerà la Dinamo e credo che andrà ad alto livello, è destinato a un grande salto non so se in Italia o in Europa”.
Da cosa ripartire
“Le partite contro Brescia e Bologna sono state un piccolo segnale da cui ripartire. Ho risentito un legame pubblico-squadra che è sempre stato il nostro motore. Se avessimo mantenuto quell’energia avremmo concluso alla grande la stagione. Invece poi la vittoria di Brindisi ha fatto rilassare la squadra che poi si è sciolta contro Varese e Pesaro. Dobbiamo ripartire da quella pallacanestro da battaglia che piace alla nostra gente. Per noi l’atmosfera del Palazzetto è un fattore, non possiamo farne a meno. Ma dobbiamo essere bravi noi a creare quell’ambiente”.
Chi resta?
“Ripartiamo sicuro da Cappelletti e Bendzius per gli altri si valuterà il solito gioco degli incastri. Non butto tutto a mare, ci sono dei giocatori che ci hanno soddisfatto. Io farò delle valutazioni sulla costanza dei giocatori non sugli exploit. Questa è stata una squadra di Bucchi e come sarà una Dinamo di Markovic? Io collaboro sempre con l’allenatore con cui lavoro, io vorrei facilitare il lavoro del tecnico. Le colpe non sono né di Bucchi né di Markovic ma di Pasquini. Quando le cose non vanno bene le responsabilità sono sempre mie e non abbiamo mai importo niente. Bucchi resta un grandissimo allenatore e resta un bel rapporto. Ora dobbiamo pensare all’idea di pallacanestro di Markovic. L’idea dei due giocatori che creano a noi piace molto e sposeremo questa linea”.
Roberto Pinna