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Raffaele Cerbone | Foto Alessandro Sanna

Cerbone: “Stagione esaltante, riportato il Budoni dove l’avevo lasciato”

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Dopo la vittoria ottenuta ieri, domenica 30 marzo, sul campo del Villasimius e la conquista con due giornate di anticipo della Serie D, per il Budoni di mister Raffaele Cerbone è già tempo di programmare il futuro. Abbiamo avuto l’occasione di fare due chiacchiere con il tecnico napoletano all’indomani di questo grande risultato. Di seguito le sue dichiarazioni.

Mister, un campionato straordinario alla guida del Budoni: ieri dopo la vittoria sul campo del Villasimius avete raggiunto in anticipo il salto in categoria. Che stagione è stata?
“È stata una stagione esaltante. Siamo partiti con diversi problemi da parte di giocatori importanti come Roberto Cappai, Alessio Mulas e Luca Belloni, giocatori incaricati di formare l’asse portante della squadra che invece sono stati indisponibili per un lungo periodo a causa di infortuni. Nonostante questo ci siamo compattati immediatamente, i ragazzi si sono resi conto che si doveva dare qualcosa in più da subito, cercando di fare gruppo, e lo abbiamo fatto bruciando le tappe, anche perché gli altri viaggiavano veloci. La squadra mi ha dato grande disponibilità, i giocatori si sono messi a disposizione, nelle prime giornate alcuni hanno giocato addirittura fuori ruolo e questo ha fatto sì di cambiare anche il nostro modo di giocare, riuscendoci con grande serietà e spirito di sacrificio. Tutto questo alla lunga ci è servito, perché ci ha permesso di stare attaccati al treno di testa per poi, dopo esserci ricompattati e aver sistemato la rosa anche dal punto di vista numerico,  fare un girone di ritorno esaltante”.

Qual è stato il segreto, l’arma in più del Budoni quest’anno? E sul campo, invece, quali sono stati gli elementi che hanno fatto la differenza?
“L’arma in più è stata la compattezza dell’ambiente, la serietà e la lealtà durante i nostri colloqui e le nostre riunioni nel corso della stagione; questo a mio avviso è stato l’aspetto determinante. Ogni decisione è stata presa con grande serietà e sempre insieme al mio staff e al presidente con grande unione d’intenti. Quest’anno c’era uno spirito diverso e alla lunga ha pagato. Un aspetto di campo? Più di ogni cosa ha fatto la differenza la volontà del volersi migliorare quotidianamente. Questo è un gruppo fatto di giocatori non solo bravi, ma soprattutto intelligenti. Nel corso del campionato hanno sempre dimostrato grande volontà nel volersi allenare, nel voler migliorare, curare ogni dettaglio essendo partecipi alle mie osservazioni. Tutto questo ha permesso di crescere di partita in partita. Noi dal punto di vista tattico abbiamo giocato sempre nello stesso modo a eccezione dell’inizio, ma a fare la differenza è stato l’aspetto mentale e caratteriale. Durante il corso della stagione ho usato spesso il motto: facciamo ciò che serve non ciò che ci piace. Sembra ovvio ma non lo è. Quando una squadra deve vincere, devi lavorare sul concetto di gruppo, ponendosi la domanda: cosa è meglio per il collettivo? La squadra di questo ne ha fatto una ragione di vita e spesso è capitato di vedere gesti come passare la palla al compagno posizionato meglio per calciare. Abbiamo ragionato così e siamo cresciuti sbagliando poco. C’è sempre stata grande partecipazione da parte di tutti”.

A inizio stagione avete costruito una squadra competitiva. Ieri nell’immediato post partita di Villasimius, il patron Giovanni Sanna ha espresso piena fiducia nei suoi confronti per la panchina e alla squadra precisando che l’obiettivo sarà quello di non smantellare la rosa per ripartire dalle ottime basi poste quest’anno. Crede ci siano i presupposti per mantenere tutti anche nella prossima stagione?
“In una rosa di Serie D non puoi avere meno di dieci under. Questo comporta fare delle valutazioni a 360° perché non si possono tenere venti giocatori quando per regolamento non possono giocare. Per questo serve fare valutazioni e considerazioni attente, tenendo anche presente che la Serie D è una categoria completamente diversa. È complicata sotto tanti aspetti, in cui la fisicità la fa da padrona e l’esperienza conta tantissimo. Per le squadre è complicato, lo dimostra anche il campionato di quest’anno. Noi dobbiamo stare molto attenti, servirà fare delle valutazioni giuste ed equilibrate. Io ringrazio tutti i miei giocatori nel modo più assoluto perché sono loro che vanno in campo e sono loro quelli meritevoli di complimenti e applausi, però non possiamo tenerli tutti perché poi i giovani dove li mettiamo? Coinvolgerli tutti sarebbe impossibile. Cercheremo di mantenere l’ossatura della squadra intatta, ma di certo qualcuno partirà”.

In quale momento ha avuto la piena consapevolezza che sareste stati voi i campioni?
“Non ho mai avuto una consapevolezza totale, ma ero certo che saremmo arrivati a lottare fino all’ultimo nonostante i leggeri momenti di difficoltà che abbiamo avuto. Un momento dal forte valore simbolico è stata la partita contro il Bari Sardo in cui noi venivamo da un pareggio esterno contro la Nuorese ed eravamo in leggera flessione psico-fisica. Avevamo speso tanto, eravamo anche reduci dall’unica sconfitta contro il Tempio. In quella partita nonostante davanti a noi ci fosse una squadra in salute che in quel momento andava al doppio della nostra velocità, con una fisicità importante – che infatti non a caso, dopo ha battuto Tempio e Ossese, pareggiando contro il Monastir – abbiamo mostrato il desiderio di portare a casa la vittoria e l’abbiamo ottenuta. Questo ci ha fatto capire che comportandoci da squadra potevamo andare oltre ogni difficoltà e così è stato. Quella partita ci ha dato tanto dal punto di vista mentale perché ci ha fatto prendere ancora più consapevolezza del nostro valore per vincere anche le cosiddette gare sporche”.


Ha avuto a disposizione una rosa di prim’ordine, in ogni reparto: quanti meriti si dà nell’aver saputo gestire un gruppo così forte e numeroso, con anche 3 ricambi per ogni ruolo?
“Io sono un allenatore fortunato. I giocatori bravi non bastano, devono essere anche intelligenti. Qui ho avuto a disposizione giocatori con queste qualità perciò dico di essere stato fortunato. Sicuramente ci vuole capacità nel farli coesistere insieme, specie quando ti vengono a mancare pedine fondamentali come nel nostro caso. Io ho sempre cercato di far stare tutti nel progetto mantenendo sempre grande equilibrio e serietà. Ho sempre guardato il campo, facendo giocare chi meritava. Se mi fermassi soltanto al nome dei giocatori non potrei fare questo mestiere. Ovvio che quando arrivi in delle squadre con dei nomi importanti sai di poter contare su giocatori di uno spessore diverso, ma se nel bel mezzo della lotta tutti dimostrano di poterci stare, serve essere seri facendo anche delle scelte impopolari, ma che poi il campo ci hanno detto essere corrette o fortunate (ride ndr). La mia priorità era quella di riportare il Budoni dove l’avevo lasciato, per me non esisteva altro e sono molto contento di esserci riuscito”.

A inizio campionato avreste detto di chiudere con un gap simile rispetto al Monastir?
“Oggettivamente no, perché il Monastir è una squadra molto forte, come lo sono anche Ossesse e Tempio. Il Monastir l’anno scorso ha vinto campionato e Coppa Italia anche se in categorie inferiori e in avvio di stagione ha aggiunto 7/8 giocatori di assoluto livello come Nurchi, Sarritzu, Naguel, Feola, Madero, Cocco, Daga e Santoro come rinforzo di gennaio, tutti ragazzi che in Serie D farebbero molto bene. Loro partivano da un grande vantaggio rispetto a noi, L’Ossese allo stesso modo partiva da una Coppa Italia e da una semifinale nazionale playoff, mettendo dentro Saba, Russu, Mascia e tanti altri. Il Tempio ha fatto una semifinale playoff disputando un campionato di vertice partendo da un allenatore vincente come Mauro Giorico. Rispetto a tutte, noi siamo stati bravi ad accelerare il percorso di crescita, abbiamo dovuto ricostruire un progetto, ma nonostante questo abbiamo bruciato le tappe crescendo velocemente venendo fuori molto bene. Non mi aspettavo sinceramente di arrivare a questo momento con tutti questi punti di distacco. Questo dà ancora più merito al nostro lavoro”.

Chi vede favorita per la vittoria dei playoff di Eccellenza, che varranno poi l’accesso alla fase nazionale?
“In questo momento vedo il Tempio in grandi condizioni fisiche e mentali. Le altre non le vedo da tempo, Detto che nulla è scontato, credo che il Tempio possa dare fastidio. Ancora sono tutte attese da impegni difficili contro squadre come Ferrini, Calangianus, Alghero etc, nulla è scontato. Sono tre squadre di livello che se la giocheranno a viso aperto fino alla fine. Non so cosa succederà, la qualità è molto elevata”.

A proposito di Serie D, al momento sono tre le formazioni in zona salvezza a cinque giornate dalla fine. Che campionato è stato secondo lei e cosa si attende dal prossimo anno?
“La prima cosa da dire è che in testa vedo tutte le squadre costruite per stare lassù come Guidonia, Gelbison e Cassino. Altro dato evidente, tutte le campane sono in zona salvezza. Io mi auguro di non vedere tutte queste squadre campane il prossimo anno. Spero venga apportata una modifica al girone perché la classifica parla e chi non la vede è perché non la vuole vedere. Sia dal punto di vista logistico che da quello ambientale in cui vai a giocare , sono partite decisamente più complicate. La classifica parla, le sarde sono in difficoltà, ma se togliessimo qualche campana e mettessimo delle laziali, le classifiche sarebbero diverse. Sono tutte squadre blasonate che hanno investito tanto, Puteolana, Savoia, Gelbison, Sarnese, tutte società che investono tanto e così è molto più complicato. Serie D con 6/7 squadre sarde? Mi piacerebbe molto, però la storia dimostra che negli ultimi anni non è così scontato. Il calcio sardo dovrebbe essere più tutelato e la scelta dei gironi potrebbe dare già una grande mano perché non è possibile che la Sicilia si ritrovi con un girone I composto da 12/13 squadre e qui noi ne abbiamo cinque. Detto ciò spero che le sarde si salvino tutte ma è difficile. Il nostro obiettivo? Noi puntiamo a consolidarci, creando uno zoccolo duro nella squadra per far capire a chi viene da noi chi è il Budoni. Inoltre lavoreremo tanto sui giovani per tornare a godere di un settore giovanile di prim’ordine. La Serie D sotto questo punto di vista garantisce diversi vantaggi, perché oltre a doverli utilizzare, sei più competitivo, più attraente, quando vai in cerca di giovani validi. L’idea è quella di mantenere la categoria per diversi anni al fine di crescere sotto ogni punto di vista”.

Giuseppe Meloni

 

 
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