La sconfitta del Cagliari contro l’Atalanta è un ulteriore passo avanti dei rossoblù di Davide Nicola dal punto di vista della consapevolezza e del gioco. Aver disputato alla pari la sfida di fronte alla prima in classifica della Serie A – e per lunghi tratti risultando perfino superiore – non può essere un aspetto da non considerare a prescindere dal risultato finale. L’allenatore rossoblù, di fatto, ha preparato la gara in maniera perfetta, mettendo in seria difficoltà il collega nerazzurro Gian Piero Gasperini come poche volte è accaduto all’Atalanta in questa stagione. Una medaglia che non ha portato punti, ma che ha un valore assoluto da non sottovalutare.
Serratura
I numeri, nel calcio moderno, lasciano il tempo che trovano. Numeri intesi come schieramento in campo, a maggior ragione quando si trovano di fronte due squadre che scelgono l’arma dei duelli uno contro uno per quasi tutti i novanta minuti. Se poi si guarda alle due fasi, quella di possesso e quella di non possesso, è evidente come il Cagliari messo in campo da Nicola abbia mostrato due vestiti differenti. Il 5-3-2 quando la palla era tra i piedi dei nerazzurri, un 4-3-3 fluido quando il possesso era di marca rossoblù. Con, come anticipato, l’uomo contro uomo costante che ha reso l’aspetto della disposizione tattica quasi secondario.
Il Cagliari ha scelto di non aspettare gli avversari, applicando una prima pressione alta con la conseguenza di un baricentro spostato più verso la metà campo avversaria. La chiave del gioco degli uomini di Gasperini, ormai nota anche a livello europeo, è senza dubbio rappresentata da Ederson. Il brasiliano è la calamita dei nerazzurri, un calciatore totale che risulta fondamentale con e senza palla. Da qui la scelta di Nicola di utilizzare differenti serrature per far sì che il brasiliano ex Salernitana non aprisse la porta per far entrare i compagni nella metà campo rossoblù. Ad esempio con accoppiamenti costanti con un’eccezione, appunto quella della marcatura di Ederson. Partendo da Augello su Bellanova a sinistra, continuando con Piccoli su Hien, Luvumbo su a volte su uno dei braccetti e Adopo su Pasalic al centro e arrivando a Zortea su Ruggeri a destra. L’alternanza era affidata al duo Makoumbou-Deiola, con il congolese uomo designato per andare su Ederson fino all’area nerazzurra e, a volte, Deiola a prenderne il posto. Chi tra i due non seguiva il brasiliano andava di conseguenza sul braccetto non preso da Luvumbo, fosse esso Kolasinac o Kossounou.
L’aggressività del Cagliari fatta di coraggio e totale assenza di timori reverenziali è stata evidente dall’atteggiamento soprattutto di Luperto. Sarebbe diventata infatti controproducente la strategia dell’uomo su uomo senza che la difesa – con l’ex Empoli su tutti – non avesse accorciato fino alla metà campo avversaria sui rispettivi uomini di riferimento. L’Atalanta ha scelto un attacco con il centravanti Retegui e due uomini meno fissi, Brescianini dal lato di Zappa e De Ketelaere su quello proprio di Luperto. Il belga, tra i più in forma tra i nerazzurri, aveva il compito di uscire dalla linea abbassandosi per agire da play offensivo spostato sull’esterno, ma il suo lavoro è risultato praticamente nullo per via della marcatura stretta del centrale mancino del Cagliari.
Va da sé che non sempre i rossoblù sono riusciti a non farsi superare nella prima pressione. Una volta che l’Atalanta era in grado di far girare il pallone ed evitare gli uno contro uno nella propria metà campo, Mina e compagni non continuavano nell’aggressione totale, bensí hanno utilizzato un mix fatto di movimenti coordinati e comunicazione che prevedeva sia la marcatura sul portatore palla sia la chiusura delle linee di passaggio attraverso la copertura degli spazi. In questo senso è risultato fondamentale il lavoro delle catene laterali, soprattutto quella di destra, con Zortea abile nel trasformarsi da esterno d’attacco a quinto di difesa e con l’intesa tra uno degli ex di turno e Zappa come aspetto positivo della fase di non possesso.
Il Cagliari, così, con fluidità e senza problemi si trasformava all’occorrenza passando da una sorta di 4-3-3 al 5-3-2 in fase di transizione difensiva. Una linea che veniva spesso e volentieri rotta sia dai tre centrali a seconda dei movimenti delle tre punte nerazzurre, sia dai due esterni Augello e Zortea bravi nel coordinarsi con i braccetti Luperto e Zappa. Una strategia che ha, di fatto, reso quasi impossibili le triangolazioni tipiche del gioco di Gasperini, seppur l’altro lato della medaglia è stato il raro utilizzo del gioco laterale in fase di possesso da parte del Cagliari, arma che prima della gara contro l’Atalanta era ormai diventata la costante tipica della squadra di Nicola.
La più grande occasione dei rossoblù per passare in vantaggio è arrivata sul finire del primo tempo, con la tripla parata di Carnesecchi prima sul doppio tentativo di Piccoli poi sul tiro a botta sicura di Zortea. Azione che è nata grazie a una transizione difensiva non volta al rientro sulle proprie posizioni, ma a una riaggressione immediata sulla linea laterale che ha schiacciato l’Atalanta permettendo di guadagnare due rimesse laterali in zona d’attacco. Un cinque contro cinque con pressing totale – e con Piccoli pronto a dare manforte – che non ha permesso ai nerazzurri la costruzione pulita. Non solo in questo caso, perché anche in altre situazioni simili lungo tutti i novanta minuti il Cagliari ha messo in difficoltà una squadra che, normalmente, utilizza la stessa arma.
Sfacciataggine
Se da una parte la difesa a cinque è stata una novità rispetto alle ultime settimane, dall’altra il cambiamento sostanziale in fase di possesso è stato la presenza di tre centrocampisti con la rinuncia del numero 10, almeno fino all’ingresso di Gaetano nella parte finale dell’incontro. Dal 4-2-3-1 con cui Nicola aveva abituato nelle ultime settimane si è passati a una storta di 4-3-3 con alcuni aspetti interessanti in costruzione.
Il tridente scelto dal tecnico rossoblù ha avuto in Zortea il laterale di destra, mentre centralmente Piccoli e Luvumbo si scambiavano di posizione a seconda delle situazioni. L’angolano ha comunque giocato più vicino al centravanti, liberando così lo spazio per gli inserimenti sulla fascia sinistra di Augello, mentre sul lato opposto Zappa ha limitato la spinta per mantenere l’attenzione alta sulla ricomposizione della difesa a tre una volta persa palla.
La costruzione dal basso, utilizzata con relativa frequenza a causa dell’uomo su uomo classico dell’Atalanta di Gasperini, ha avuto come costante lo schema del 4+1. Zappa da braccetto diventava terzino, sul lato opposto Augello si abbassava completando la linea a quattro con Mina e Luperto da centrali. Makoumbou è stato nella maggior parte dei casi il costruttore dei tre centrocampisti, con Deiola e Adopo a svolgere compiti più da invasori. Pur con una variazione sul tema che, per certi versi, ha ricordato con le dovute proporzioni la strategia dell’Inter di Simone Inzaghi.
Quattro difensori e un play, ma la novità messa in campo da Nicola è stata la rotazione dei tre mediani che si scambiavano le posizioni. Se Makoumbou è stato spesso il regista, in più di un’occasione il congolese si è spostato nel ruolo di mezzala lasciando i compiti di costruzione alternativamente ad Adopo e Deiola. Questo ha permesso al Cagliari di far muovere maggiormente la difesa avversaria, esattamente come fatto da Piccoli e Luvumbo nella zona offensiva del campo. Così da, sostanzialmente, creare difficoltà negli accoppiamenti e nella strategia uomo su uomo di Gasperini, con il risultato di evitare il recupero palla alto da parte dei nerazzurri, una delle qualità maggiori che gli ha permesso di raggiungere la vetta della classifica di Serie A. E favorendo anche le marcature e gli smarcamenti preventivi, con automaticamente una migliore presenza sulle cosiddette seconde palle.
Seppur raramente, una delle scelte del Cagliari per attaccare la difesa dell’Atalanta è stata quella di provare a sfruttare gli inserimenti degli interni di centrocampo, soprattutto con Deiola che dei tre interpreti è quello per caratteristiche più adatto al compito. L’azione che ha portato al tocco con la mano di Kossounou, con il rigore non concesso da Pairetto e il mancato richiamo del VAR, nasce appunto da una corsa verticale senza palla del sangavinese, un triangolo lungo con Zappa che ha peraltro sfruttato la catena di destra. Ossia la soluzione preferita dei rossoblù di Nicola, con Zortea largo a creare lo spazio e il centrocampista di parte (quello della zona di possesso palla) che partecipa attivamente a prescindere dal ricevimento della sfera. Senza dimenticare il lavoro in questo contesto di Piccoli, sempre pronto a supportare la fascia, ma anche a fare il movimento verso l’area per andare a ricevere da terzo uomo il pallone a rimorchio.
Meno estemporanea, ma più continua la scelta del lancio lungo a cercare o una delle mezzali (Adopo e Deiola) o Piccoli, i tre rossoblù fisicamente più abili nel gioco aereo. Un’opzione che è passata prevalentemente dai palloni lunghi di Sherri, ma anche da quelli diretti di Luperto e Mina. L’idea quella di andare ad attaccare la profondità alle spalle della difesa dell’Atalanta, con la copertura della zona tra il terzetto arretrato e Carnesecchi che è la nota dolente della squadra di Gasperini. Per questo Nicola ha scelto una posizione più centrale di Luvumbo che, per caratteristiche, è l’attaccante più adatto nell’attacco verticale senza palla. Soltanto la grande fisicità di Kossounou e la corsa sul lungo del difensore nerazzurro hanno evitato problemi maggiori per gli uomini di Gasperini, oltre ad alcune imprecisioni tecniche del numero 77 del Cagliari in alcuni controlli che, se gestiti diversamente, avrebbero potuto regalare occasioni più concrete e non solo potenziali.
L’atteggiamento sfrontato del Cagliari può essere riconosciuto nuovamente nell’azione delle tre occasioni di fila al 39′ minuto. Tanti i rossoblù in proiezione offensiva in una situazione di rimessa laterale nella trequarti avversaria. Un’idea che nasce anche da un presupposto difensivo, con la vicinanza agli avversari anche quando in possesso di palla, le classiche marcature preventive e anche la già citata riaggressione alta. I due giocatori che evidenziano maggiormente questa strategia sono Augello e soprattutto Luperto, entrambi in prossimità dei sedici metri e pronti ad attaccare l’area di rigore sul cross di Makoumbou che arriverà poco dopo il fotogramma mostrato.
Il gol di Zaniolo
Non tutte le ciambelle riescono col buco e seppur quanto cucinato da Nicola ha avuto tutti i crismi del piatto stellato, gli ingredienti differenti rispetto a quelli DOP in mano a Gasperini hanno fatto vincere il Master Chef della Unipol Domus al cuoco nerazzurro. Grazie a un episodio, l’unica volta in cui la difesa del Cagliari non è riuscita a seguire il copione prestabilito. E per meriti degli avversari, ché pensare di limitare per tutti i novanta minuti l’Atalanta era una speranza vicina all’utopia. È bastata una disattenzione – e come contro la Fiorentina la differenza di cinismo – per non riuscire a ottenere almeno un pareggio che sarebbe stato meritato.
L’azione che porta al gol decisivo di Zaniolo parte dalla gestione del pallone da parte dell’Atalanta all’altezza della trequarti offensiva. Il Cagliari è schierato con una linea piuttosto bassa, non uomo su uomo ma più in controllo. A sparigliare le carte è Samardzic che si muove nella zona di rifinitura proponendosi per lo scarico sul centrosinistra da parte di De Roon. Il numero 24 nerazzurro viene “saltato” dal passaggio dell’olandese che allarga su Ruggeri, con quest’ultimo che va a trovare il compagno tra le linee non appena Mina – nel frattempo uscito per rompere la linea e andare in pressione su Samardzic – è costretto a tornare in copertura difensiva.
Il rientro nella linea di Mina non viene compensato dall’uscita di un compagno o da un centrocampista in accorcio. Samardzic può così puntare l’area ed provare a servire Zaniolo sul secondo palo. Il suo cross non è dei migliori, ma Augello valuta male la traiettoria lasciando scorrere il pallone. Fin dal momento del traversone largo a destra nell’attacco dell’Atalanta c’è Bellanova, non controllato da Felici che ha correttamente stretto centralmente. Il problema nasce quando Augello si stacca per affrontare l’ex rossoblù, mentre Felici è fisiologicamente in ritardo nella scalata. Difficile trovare un colpevole specifico, è più la bravura dei nerazzurri a portare al gol che un deficit della fase difensiva del Cagliari. Forse un certo rilassamento momentaneo dovuto anche ai cambi appena effettuati da Gasperini – Zaniolo appena entrato – più che colpe di singoli o di reparto. Come sempre i classici dettagli che fanno la differenza e che andranno sistemati in vista della sfida contro il Venezia, crocevia salvezza e senza dubbio diversa nella sostanza tattica rispetto a quella contro l’Atalanta. Ma se il Cagliari riuscirà a mettere in campo la stessa prestazione vista nella sconfitta contro gli uomini di Gasperini difficilmente uscirebbe a mani vuote dal Penzo.
Matteo Zizola