Attenzione massima per tutti i novanta minuti, ridurre al minimo gli errori sia collettivi che individuali e, infine, approfittare dei momenti di rilassamento dell’avversario. Sono questi i tre passaggi che possono portare una squadra tecnicamente inferiore a fare risultato in casa dell‘Inter: basta che manchi anche solo uno di questi per non raggiungere l’obiettivo. Il Cagliari di Davide Nicola è riuscito nell’intento per lunghi tratti della sfida di San Siro, ma con alcuni frangenti che hanno tracciato la strada verso la sconfitta per 3-1 contro i nerazzurri.
Tiro mancino
Andando ad analizzare la partita risulta evidente come l’allenatore rossoblù abbia preparato la gara contro il collega Simone Inzaghi nei minimi dettagli. La differenza, come prevedibile, è stata tutta nel divario tecnico degli interpreti, oltre che in un Inter che non ha manifestato se non per un breve periodo quelle disattenzioni viste in altre occasioni, come ad esempio nel pareggio di Parma e nella vittoria casalinga contro il Monza. Nicola era consapevole della forza dell’Inter sulla zona sinistra d’attacco, ma pur se il pericolo era chiaro, è diventato comunque complicato mantenere il piano di gioco per evitarlo.
La chiave è stata appunto la fascia sinistra offensiva dell’Inter, con movimenti consolidati a prescindere dalla scelta di Inzaghi di rinunciare a Bastoni in favore di Carlos Augusto e della presenza di Barella su quel lato al posto di Mkhitaryan, con Frattesi sulla destra a fare le veci dell’ex di giornata. Il Cagliari, per ovviare al gioco dei nerazzurri prevalentemente sulla corsia mancina, ha messo in campo un 4-5-1 che ha avuto nel triangolo formato da Zortea, Adopo e Zappa l’arma per contrastare le incursioni degli avversari. L’esterno ex Frosinone si prendeva cura di Dimarco, l’interno ex Atalanta seguiva spesso e volentieri i movimenti senza palla del braccetto sinistro Carlos Augusto mentre Zappa prendeva in consegna chi tra Lautaro, Arnautovic e Barella andava ad attaccare il mezzo spazio tra lui e Mina.
Quando il possesso dell’Inter si sviluppava sul lato opposto, quello di destra d’attacco, Zortea si portava più basso creando un 5-4-1 con Zappa a chiudere come braccetto lo spazio verso Mina, mentre Adopo e Coman fungevano da esterni di centrocampo seppur molto stretti e vicini al duo Deiola-Makoumbou.
Tra le caratteristiche tattiche dell’Inter si è vista quella di attirare il Cagliari verso la zona sinistra d’attacco per creare lo spazio sul mezzo spazio opposto e favorire l’inserimento verticale senza palla di Frattesi. Accadeva così che nel sistema di rotazioni di Inzaghi il braccetto sinistro andava a prendere una posizione molto avanzata, con Dimarco ad allargarsi e attirare su di sé il marcatore diretto. Come conseguenza, con Zortea chiamato a seguire il mancino azzurro, Adopo era costretto a seguire fino alla linea difensiva Carlos Augusto. L’altra dinamica che ha poi favorito soprattutto il gol del momentaneo 2-0 era quella che vedeva Lautaro e Arnautovic posizionarsi in verticale, con alternativamente uno dei due a scendere verso il centrocampo e l’altro pronto ad attaccare la profondità.
La prima occasione nitida capitata all’Inter, con il sinistro di Lautaro terminato a lato da ottima posizione, nasce proprio dalle rotazioni nerazzurre e da un momento di sbandamento della difesa del Cagliari. Con Zortea rimasto alto, infatti, i rossoblù perdevano il posizionamento a cinque costringendo Zappa ad “allargarsi” e lasciare un ampio spazio tra sé e Mina. In questo modo la verticale delle due punte interiste portava il duo dei centrali del Cagliari a perdere i riferimenti e, soprattutto, a venire attaccati nel mezzo spazio lasciato aperto da Zappa (non per colpa, ma per fisiologica conseguenza).
Il gol del vantaggio messo a segno da Arnautovic arriva grazie a una giocata dell’attaccante austriaco sulla quale i centrali del Cagliari sono rimasti spiazzati. Quasi inutile andare ad analizzare la parte finale dell’azione, così come dare responsabilità particolari a uno o più singoli. Vero che Palomino pecca di reattività, vero che Arnautovic si inserisce a difesa praticamente schierata e in superiorità numerica, ma la bravura dell’ex Bologna ha reso quasi inevitabile la rete dell’1-0. Ciò che è più interessante è vedere come si è sviluppata la manovra perché, in fondo, è ancora nel gioco sul lato sinistro che l’Inter ha trovato il modo di scardinare la difesa rossoblù. Zortea alto e la linea a cinque scomposta come primo dettaglio, Adopo che perde il suo riferimento – il braccetto sinistro Carlos Augusto – a completare l’opera. Il resto lo fanno la bravura di Calhanoglu, perfetto sia per tempo che per precisione del passaggio, sia la combinazione tra l’esterno brasiliano, Lautaro che attira a sé l’attenzione e Arnautovic che si inserisce tra le linee.
Anche il secondo gol dell’Inter arriva attraverso lo sviluppo dell’azione sulla corsia sinistra d’attacco dei nerazzurri. E, anche in questo caso, per la disposizione della linea difensiva del Cagliari fatta “saltare” dai movimenti senza palla degli avversari. Una difficoltà fisiologica nel decidere tra l’uomo su uomo e le scalate, ovviamente senza dimenticare la bravura tecnica degli attaccanti di Simone Inzaghi. In questo caso i rossoblù scelgono di seguire il riferimento nella zona, modificando le marcature viste fino a quel momento. Zappa rompe la linea per andare alto su Barella, Zortea è su Dimarco ma non in maniera aggressiva, Mina è così costretto ad attaccare Arnautovic che si allarga fino alla linea laterale. La conseguenza è che Palomino è lasciato uno contro uno con Lautaro con tanto campo alle spalle, mentre Augello sul lato opposto si dedica a Bisseck senza avere la prontezza di chiudere lo spazio tra sé e il suo compagno argentino. Così anche Deiola, concentrato su Frattesi, ma statico e non reattivo nell’andare a coprire le spalle proprio a Palomino. A Lautaro basta così un contro movimento, prima a uscire per portarsi dietro l’ex Atalanta e poi ad attaccare la profondità senza che né Augello né Deiola vadano a coprire lo spazio chiudendo la diagonale.
Al di là dell’aspetto meramente tattico, come segnale della preparazione attenta della gara si può ricordare un aspetto curioso visto in diverse occasioni. L’Inter, infatti, punta spesso e volentieri sulle rimesse laterali all’altezza dell’area di rigore avversaria per mettere dentro palloni lunghi grazie alle qualità di Bastoni (quando titolare) o di Carlos Augusto (come in questo caso). La scelta del Cagliari è stata quella di chiedere a Caprile di restare ben al di fuori dei propri pali, una sorta di difensore aggiunto che potesse raccogliere con le mani in uscita il pallone alto destinato all’area di rigore. Una mossa azzeccata, tanto che l’Inter non è riuscita a creare pericoli in un tipo di situazione nella quale ha trovato spesso occasioni o gol in questo campionato.
Timidezza
Il Cagliari ha vissuto due momenti della partita nei quali avrebbe potuto approfittare delle distrazioni dell’Inter. Il primo quando è arrivata l’occasione estemporanea di Piccoli grazie a un lancio in verticale di Zappa. I rossoblù, in nove più Caprile nella propria trequarti, hanno trovato nell’attaccante uno sfogo sfruttando la linea alta dei nerazzurri. Il poco cinismo del centravanti – che fa da contraltare con quello di Lautaro pochi secondi dopo per il 2-0 – ha fatto perdere la chance di pareggiare la gara e riportare fantasmi nella testa della prima della classe. Ci sono state però anche altre occasioni potenziali “perse” più per la timidezza nell’attaccare con più uomini che per l’effettiva forza degli uomini di Inzaghi.
Nicola ha impostato la fase offensiva sul 4-3-3 come normale derivazione del 4-5-1 difensivo. Coman a sinistra e Zortea a destra chiamati ad allargare la difesa a tre dei nerazzurri, scelta condivisibile che però non è stata accompagnata dall’occupazione dei mezzi spazi da parte di Adopo e Deiola. I due interni di centrocampo, infatti, non hanno avuto licenza di attaccare lo spazio verticale, creando così una mancanza che ha fatto il gioco dell’Inter nel contenere gli attacchi degli avversari che, per quanto sporadici, avrebbero potuto portare a maggiori pericoli con più sfacciataggine.
Un esempio si è visto nelle incursioni sulla sinistra di Augello che, nel primo tempo, è arrivato in posizione interessante per il cross in due occasioni. Il problema è stato che con i soli Zortea e Piccoli ad attaccare i sedici metri nerazzurri non si è portato il necessario pericolo alla retroguardia dei padroni di casa. Oltre ai due rossoblù dentro l’area, infatti, restava vuoto lo spazio non solo tra dischetto del rigore e limite, ma anche fuori dai sedici metri. Diventava così troppo facile per De Vrij e compagni mantenere l’attenzione.
Dopo l’1-0 firmato da Arnautovic il Cagliari ha anche provato ad alzare la pressione, ma senza la necessaria convinzione e senza che fosse collettivo. La paura di lasciare spazi alle proprie spalle ha reso così inutile il pressing alto di Makoumbou su Calhanoglu che, fino a quel momento, era stato lasciato libero di orchestrare la manovra con i rossoblù più orientati alla chiusura degli spazi e dei possibili ricevitori che al mettere in difficoltà il turco. Ma senza che anche i compagni alzassero la propria pressione il lavoro differente del centrocampista ex Maribor è risultato fine a se stesso e facilmente aggirabile con sempre un’opzione di giocata per il portatore palla di turno.
Detto che la rete del momentaneo 2-1 di Piccoli è arrivata per un rilassamento collettivo dell’Inter, non si può non notare come a favorire la giocata del Cagliari sia stato un atteggiamento più propositivo dei suoi centrocampisti. Non è un caso, infatti, che la presenza prima di Deiola e poi di Makoumbou a occupare uno dei due mezzi spazi abbia creato i presupposti per la difficoltà della retroguardia di Inzaghi nel leggere la giocata. Prima il sangavinese tiene occupato Bisseck, permettendo così a Coman di restare libero sulla sinistra e ad Adopo di servirlo senza problemi, poi è Makoumbou ad attaccare l’area spostando così parte dell’attenzione di De Vrij su di lui ed evitando che Piccoli potesse essere in quel due contro uno contro l’olandese e Carlos Augusto visto fino a quel momento. A completare l’opera Zortea che, però, era stato comunque sempre presente in fase offensiva anche prima del gol del 2-1.
Matteo Zizola