Se a dicembre avessero detto a un tifoso del Cagliari che giovedì 8 giugno si sarebbe svolta l’andata della finale playoff tra Cagliari e Bari probabilmente non ci avrebbe creduto, ma questa è la realtà. Esattamente come nella doppia sfida con il Parma la squadra di Ranieri ha lo svantaggio del piazzamento che rende obbligatorio vincere almeno una partita, e quale modo migliore se non partire forte e vincere la prima sfida in casa? Le due precedenti sfide contro i ragazzi di Mignani danno ben poche indicazioni per fare eventuali previsioni su come si svolgeranno le due partite di finale: all’andata era ancora il Cagliari di Liverani, che non disputò un brutto incontro ma subì gol al primo tiro in porta degli avversari; al ritorno i sardi partirono in vantaggio dopo pochi minuti e si chiusero nella propria metà campo, anche in virtù dell’espulsione di Lapadula. Allora, cosa possiamo aspettarci?
Il Bari in fase di possesso
Il modulo di riferimento del Bari è il 4-3-1-2, e a dispetto di quanto possano far intuire i 58 gol che lo rendono il secondo miglior attacco del campionato, i biancorossi non sono una squadra primariamente offensiva, specialmente in trasferta. Delle 17 vittorie ottenute in campionato ben 10 sono arrivate lontano dal San Nicola, con una percentuale di possesso palla che passa dai 54,2% delle partite casalinghe al 48,6% delle partite in trasferta. La squadra di Mignani, infatti, si trova molto più a suo agio quando può aspettare la partita, lasciare il pallone agli avversari per poi ripartire in contropiede a tutta velocità con il proprio tridente offensivo accompagnato spesso da una mezzala e un terzino.
Per predisposizione naturale il 4-3-1-2 spinge le squadre che lo attuano a focalizzare parte del proprio gioco sui corridoi centrali. Il compito di fornire ampiezza spetta ai terzini con le proprie sovrapposizioni o alle mezzali che si allargano per dare una linea di passaggio esterna ai compagni. Il principale pericolo che incontrerà il Cagliari sarà proprio quello centrale, perché i tre giocatori offensivi del Bari sono molto bravi ad associarsi e combinare nello stretto per poi attaccare la porta. Con ogni probabilità Mignani darà continuità a Cheddira ed Esposito davanti, più difficile prevedere chi sarà il terzo giocatore a comporre il tridente. Al momento il favorito sembra essere Morachioli, più un esterno sinistro che un trequartista classico, che spingerebbe i pugliesi a giocare con una sorta di 4-3-3 asimmetrico con grande focus sul centro-sinistra, specialmente se accompagnato da Benedetti che è una mezzala dallo spiccato senso offensivo il cui gol al Sudtirol ha permesso ai suoi di accedere alla finale.
Per cercare di limitare la pericolosità del tridente nei corridoi centrali e per sfruttare le diverse assenze sugli esterni per la partita d’andata, per il Cagliari sarebbe una buona soluzione schierarsi con una struttura molto stretta che costringa il Bari a giocare sulle fasce con i terzini, dove mancano qualità e opzioni (Ricci squalificato, Pucino in dubbio), anche per provare a togliere dalla partita il più possibile il regista della squadra, Raffaele Maiello, terzo giocatore con più tocchi del campionato e vero direttore d’orchestra della manovra offensiva dei pugliesi.
I limiti difensivi
Nonostante i 37 gol subiti, che rendono la difesa del Bari la quinta migliore del campionato, ci sono delle situazioni che contraddistinguono lo stile della retroguardia biancorossa che il Cagliari può sfruttare a suo vantaggio. Il primo, più logico per una questione “geografica”, è lo spazio sulle fasce laterali. Come detto, il 4-3-1-2 manca naturalmente di ampiezza; se si abbina questo fatto con il probabile tentativo dei pugliesi di attaccare soprattutto sul centro-sinistra per sfruttare l’asse Benedetti-Morachioli, allora sul lato opposto potrebbe trovare molto spazio Azzi, il quale sa essere mortifero quando può condurre e giocare gli 1vs1.
Un ulteriore aspetto molto importante riguarda lo stile difensivo dei due centrali. Sia Di Cesare (in dubbio per stasera) e Vicari sono giocatori dominanti sia fisicamente che nei duelli aerei però i due, non essendo particolarmente agili, vanno in difficoltà quando devono difendere in zone più laterali del campo. Mignani, peraltro, chiede ai suoi due centrali di mantenere un atteggiamento molto proattivo, chiedendogli di avere coraggio nel rompere la linea e nel fare diagonali corte, cioè allargarsi sull’esterno per dare una mano al proprio terzino in caso di attacchi laterali degli avversari. Chiaramente ancora non abbiamo certezze sullo schieramento del Cagliari, ma nel caso Ranieri optasse per un 4-3-1-2 potrebbe rivelarsi cruciale riuscire ad allontanare tra di loro i due centrali con movimenti incontro o ad allargarsi delle due punte per poi punirli alle spalle con gli inserimenti del trequartista (o viceversa).
Se Cagliari e Bari sono arrivate fino a qui non è un caso. Parliamo di due squadre di alto livello per la categoria e con numeri piuttosto simili in termini di gol fatti e gol subiti. La squadra di Mignani ha il grande vantaggio dovuto dal piazzamento, ma non tanto per la possibilità di salire in Serie A anche con soli due pareggi, ma proprio perché una partita di attesa per poi ripartire è quella che più si addice alle caratteristiche dei giocatori. A qualcuno probabilmente verrà da pensare che anche contro il Sudtirol la squadra pugliese avesse lo stesso tipo di vantaggio, ma gli uomini di Bisoli non si sono smossi dal proprio piano partita iper difensivo nonostante sapessero di dover per forza segnare. Una scelta, quella dei tirolesi, che ha costretto il Bari a fare la partita in maniera piuttosto sterile all’andata, per poi riscattarsi nel match di ritorno grazie a una prestazione molto convincente e alla spinta dei 60mila del San Nicola. Il Cagliari di Ranieri è una squadra ben diversa dal Sudtirol: camaleontica, con qualità e con tante opzioni per far male.
Marco Lai