Sessanta minuti di applicazione, intensità e idee. Poi la stanchezza sia fisica che mentale, fisiologiche, con il ritorno dell’avversario e il conseguente pareggio. Il racconto di Cagliari-Juventus è un’opera in due parti, la prima con i rossoblù padroni di se stessi e del campo, la seconda con i bianconeri che hanno raccolto i dividendi di una pressione continua pur se sterile. Questione di dettagli, ma di certo resta una prestazione degli uomini di Claudio Ranieri estremamente positiva, con diverse annotazioni tattiche rilevanti.
Approccio
La scelta iniziale dell’allenatore rossoblù è stata quella di confermare – nei numeri e quasi in toto nella forma, ma non negli uomini – lo schieramento visto nella sfida di San Siro contro l’Inter. Difesa a tre, centrocampo a quattro, tre elementi avanzati con licenza di movimento. La chiave in fase di non possesso nel lavoro di Gaetano a fare da schermo su Locatelli e in quello di Luvumbo e Shomurodov ad alternarsi tra copertura delle linee di passaggio dei terzi di difesa della Juventus e aiuto sull’esterno ai compagni di riferimento.
Ranieri non ha puntato sull’uomo su uomo a tutto campo, almeno per i primi venti minuti. Bensì il 3-4-2-1 o 3-4-3 che si voglia schierato in modo da non forzare la prima pressione, per poi aggredire la Juventus non appena la palla arrivava nella metà campo rossoblù. Il trio offensivo restava così pronto per le transizioni rapide, mentre i bianconeri non riuscivano a sfondare le linee di centrocampo e difesa del Cagliari per via della compattezza e dell’intensità nell’aggressione.
La chiave della manovra offensiva del Cagliari, non appena riconquistato il possesso, è risultata la capacità di Luvumbo e Shomurodov di attaccare la profondità. Non solo, perché soprattutto gli esterni – Nández a destra e Augello a sinistra – erano abili nell’accompagnare la ripartenza verticale dando più opzioni e non lasciando soltanto ai tre uomini più avanzati il compito di preoccupare la difesa della Juventus.
La capacità di chiudersi senza abbassarsi, di essere reattivi nella seconda pressione e nelle transizioni, di supportare con più giocatori le ripartenze sono stati i dettagli che hanno permesso al Cagliari di mettere in difficoltà i bianconeri. In tutta la primissima parte della gara si conferma l’atteggiamento di contenimento senza abbassarsi troppo, con Gaetano che svolge lo stesso ruolo della sfida contro l’Atalanta. Un po’ falso nove e un po’ play alto, l’ex Napoli sfrutta i movimenti da attaccante esterno o seconda punta sia di Luvumbo che di Shomurodov.
Allo stesso modo è costante la transizione rapida con Makoumbou e Sulemana raramente protagonisti di corse verticali, mentre arrivano sempre in appoggio Augello a sinistra e Nández a destra. Le due punte, stringendo verso il centro, aprono lo spazio per i due esterni, ma non solo. Luvumbo soprattutto va spesso alla combinazione con l’uruguaiano, mentre Gaetano in mezzo decide a seconda della situazione se muoversi da centravanti o se scivolare all’indietro per lasciare la zona all’inserimento di Shomurodov e Augello.
Sliding doors
Una prima parte di gioco più sull’evitare di prestare il fianco alle peculiarità della Juventus che a offendere se non in ripartenza. Poi Ranieri, vista la partita con il Cagliari propositivo e in palla, punta grazie a un cambio tattico a pungere i bianconeri nei loro punti deboli più che pensare a come limitarli. A fare da spartiacque, però, il momento intorno al ventesimo minuto, quando la squadra di Allegri trova per due volte la maniera di arrivare dalle parti di Scuffet.
L’impossibilità di raggiungere l’area rossoblù con la manovra ragionata fa sì che la Juventus inizi a giocare su due tipologie di azione. La prima il lancio dalle retrovie a scavalcare la pressione mediana del Cagliari. Chiesa prova così a prendere alle spalle Nández, riuscendoci, mentre sono la posizione e l’attitudine di Gatti da braccetto di destra a invitare Ranieri al cambio di sistema.
Il numero 4 bianconero, sfruttando alcune difficoltà di Shomurodov, prova a spingere con maggiore continuità aprendo così le linee di passaggio centrali. Makoumbou e Sulemana devono coprire una porzione maggiore di campo, Augello è costretto a decidere se stringere verso i difensori centrali o se attaccare proprio su Gatti. Prima l’occasione per Vlahovic e poi quella per Weah suonano come campanello d’allarme, ma non per chiudersi o spaventarsi, bensì per rispondere con armi orientate a creare problemi proprio laddove la Juventus iniziava a essere più pericolosa.
L’allenatore rossoblù mescola le carte e passa dal 3-4-3 al 4-2-3-1 o 4-4-1-1 a seconda della situazione di gioco. La motivazione è tanto semplice quanto causa della nuova svolta della gara. Luvumbo viene trasferito da destra a sinistra e da quel momento in poi Gatti deve preoccuparsi più delle folate dell’angolano che di impensierire la retroguardia del Cagliari. Sul lato opposto sale Nández, mentre Gaetano diventa vero e proprio numero 10, sottopunta dietro Shomurodov. Hatzidiakos e Augello passano al ruolo di terzini bassi, Makoumbou e Sulemana la cerniera mediana, Dossena e Mina i due difensori davanti a Scuffet.
Con il cambio tattico arriva prima il gol di Gaetano su rigore, conclusione di un periodo di pressione dei padroni di casa senza soluzione di continuità. Pressione che continua e porta al raddoppio sempre su rigore di Mina, ma in questo caso grazie a un’azione che nasce proprio dalla modifica di sistema e dallo spostamento di Luvumbo e Shomurodov. La rimessa laterale di Augello trova l’uzbeko che è bravo a uscire dalla linea, trascinare a sé Bremer e superarlo grazie all’utilizzo del corpo come perno. Movimento che apre così una prateria per l’angolano, bravo ad assecondare la giocata e ad attaccare lo spazio. Gatti viene travolto dal passo diverso del numero 77 del Cagliari, fino al fallo da rigore di Szczesny in uscita.
Errori
Per portare a casa i tre punti il Cagliari avrebbe dovuto giocare la gara perfetta per novanta minuti. In attacco, sfruttando maggiormente le occasioni avute, e in difesa evitando distrazioni che avrebbero potuto causare situazioni pericolose. Vero è che c’è anche la bravura dell’avversario, ma i rossoblù hanno peccato d’ingenuità nelle azioni dei due gol della Juventus.
La giocata che porta alla punizione dubbia del 2-1 firmata da Vlahovic non può essere derubricata soltanto al possibile errore dell’arbitro Piccinini. Quando infatti Vlahovic gestisce il pallone sul centrodestra per poi aprire per Chiesa sul lato opposto, mentre Hatzidiakos è nella posizione corretta e accorcia verso Mina centralmente, Nández è in ritardo nella scalata che servirebbe sia per chiudere la linea di passaggio sia per essere più vicini all’attaccante bianconero. Nulla di irrecuperabile, ma è qui che il capitano del Cagliari commette un’ingenuità importante. La possibilità di temporeggiare e permettere così ad Hatzidiakos di chiudere centralmente viene vanificata da una scivolata fuori tempo che causa la punizione. Mettendo da parte la correttezza o meno dell’intervento, è l’entrata in sé che sarebbe stata da evitare con maggiore freddezza. Il resto lo fa l’errore di Makoumbou in barriera, con la scelta di girarsi e abbassare la testa permettendo al pallone calciato da Vlahovic di infilarsi sul primo palo
Una volta sopra di una rete e con le energie che iniziano a mancare, Ranieri decide di cambiare uomini e assetto. Fuori Gaetano e dentro Deiola, fuori Shomurodov e dentro Viola, infine anche Zappa per Nández e Wieteska per Hatzidiakos. Ma sono l’uscita del trequartista e della punta a modificare la disposizione, con la difesa che torna a cinque mentre il centrocampo diventa un rombo composto da Prati come vertice basso, Makoumbou e Deiola interni e Viola perno alto. La Juventus ha nel frattempo messo in campo tutte le punte a disposizione, ampliando la copertura del campo e creando superiorità sulle corsie.
Il gol del pareggio arrivato su autogol di Dossena nasce dall’uscita palla al piede del difensore che, non trovando sbocchi, non riesce né a liberarsi della sfera né a farsi commettere fallo. A quel punto la perdita del possesso comporta prima l’allargamento del gioco da parte dei bianconeri verso Yildiz, poi il ritardo del centrale ex Avellino nel ristabilire la copertura adeguata in mezzo all’area. Il giovane attaccante della Juventus è bravo nel gesto tecnico, un cross perfetto a rientrare che sorpassa Mina, ma allo stesso tempo la posizione di Dossena nel tentativo di recuperare centralmente è l’ulteriore causa dell’intervento goffo e alla disperata per anticipare l’accorrente Milik. Una frazione di secondo decisiva, con un effetto domino che porta alla rete del 2-2 finale e alla vera e propria beffa per il più bel Cagliari della stagione.
Matteo Zizola