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L’Analisi | Cagliari, palle inattive e fattore Petagna: a Lecce segnali da cogliere

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Chi di palla inattiva perisce di palla inattiva ferisce. Si può riassumere così dal punto di vista tattico il pareggio del Cagliari contro il Lecce, un 1-1 arrivato con due reti da calcio da fermo. Una costante nella prima parte di stagione dei rossoblù di Claudio Ranieri che, secondo i dati del sito internet Who Scored, è la squadra che ha subito più reti su calcio piazzato in tutta la Serie A (8), ma anche tra quelle che ne hanno realizzato di più (6) e quella che ne ha realizzato di più in percentuale sul totale (35%).

Movimenti

Il Cagliari è sceso in campo al Via del Mare con un 4-2-3-1 che ha rappresentato una sorta di novità. Utilizzato in altre occasioni soprattutto in corsa, lo schema scelto da Ranieri è rimasto tale per tutti i novanta minuti con un unico cambio durante la gara, l’inversione degli esterni alti dopo mezz’ora di gioco con Nández passato da destra a sinistra e Oristanio a fare il percorso inverso.

La difesa a quattro con Zappa e Augello terzini e Dossena con Goldaniga al centro, in mezzo al campo il duo Prati-Makoumbou, dietro l’unica punta Petagna il trio formato dai due esterni citati e da Viola come elemento libero di svariare e abbassarsi in aiuto ai mediani. Una tattica che ha visto i rossoblù in difficoltà nella prima frazione, sia per il vento contro che per l’inferiorità numerica e fisica in mezzo al campo. E che, nell’arco dei 90 minuti, ha avuto in Petagna l’elemento di riferimento in fase offensiva, con il lavoro dell’ex Monza sfruttato in parte. Prima frazione che è ormai una costante negativa in fase realizzativa, il Cagliari è infatti in fondo alla graduatoria per reti segnate nei primi 45 minuti più recupero (3, l’ultima quella di Dossena il 26 novembre contro il Monza).

Soltanto nella ripresa, in occasione della conclusione da fuori area di Prati, Viola e compagni sono riusciti a trarre beneficio dal lavoro del loro attaccante centrale. Bravo nell’attirare a sé il duo PongracicBaschirotto, ma poco supportato alla vice inserimenti senza palla. Una questione di caratteristiche tattiche e tecniche mancanti nella rosa a disposizione di Ranieri, il solo Prati abile a supportare l’azione mentre Viola e Nández hanno peccato l’uno nell’attacco degli spazi e l’altro in precisione quando servito tra le linee. La sensazione è che Petagna abbia bisogno di un partner che sappia trarre vantaggio dal suo gioco di sponda e di gestione del pallone, così come il lavoro sugli inserimenti verticali di mezzali ed esterni d’attacco andrebbe migliorato. A tratti è stato Oristanio a spostarsi dalla fascia verso l’interno e provare a dialogare con il compagno, pagando però spesso la differenza di fisicità con gli avversari.

Castello di carta

La vera nota dolente, non una novità, è stata la gestione dei calci d’angolo a sfavore. Come sottolineato da Ranieri nel post partita, la scelta della zona mista nasce da una difficoltà strutturale della sua rosa. Non tanto per altezza degli uomini in campo rispetto agli avversari, quanto per un deficit di abilità nella marcatura a uomo. Così il tecnico rossoblù ha scelto fin da inizio campionato la disposizione a castello con alcuni giocatori demandati all’uno contro uno e altri all’attacco del pallone. Il problema è arrivato come in passato sulla gestione dello spazio nella zona del palo più lontano, come in occasione del vantaggio firmato da Gendrey.

Nel momento in cui Oudin si appresta a calciare l’angolo dalla destra dell’attacco del Lecce, la difesa del Cagliari vede Viola a controllo del primo palo e, assieme a lui, due dei migliori saltatori – se non i migliori – tra le fila rossoblù, Dossena e Petagna. A uomo si notano gli accoppiamenti di Makoumbou con Kaba, Zappa con Krstovic, Goldaniga con Baschirotto e soprattutto Prati con Pongracic. Ma è la posizione di Augello a zona sul palo opposto a lasciare dubbi. Non tanto in quanto tale, piuttosto per la libertà lasciata a Gendrey e a Gonzalez entrambi senza marcatura diretta.

Quando il pallone ben calciato da Oudin arriva a destinazione, Augello si ritrova da solo e a saltare da fermo contro ben tre avversari. Vero è che l’ex Sampdoria è statico e non si prepara al duello aereo con la dovuta attenzione, ma lo è altrettanto l’essere stato a contrastare in solitudine non solo il duo GendreyGonzalez, ma anche Pongracic che batte sul tempo Prati.

A conferma della poca reattività di Augello che va oltre il problema di disposizione anche l’occasione successiva sempre da angolo calciato da Oudin. In questo caso si può apprezzare il cambio di accoppiamenti messo in atto da Ranieri, con Dossena non più libero da marcature ma a uomo su Kaba, mentre Makoumbou andava su Gendrey. Gonzalez, però, come sul gol del vantaggio giallorosso ha ampio spazio per prendere il tempo ad Augello riuscendo a fare da torre per l’inserimento di Krstovic. Il centravanti del Lecce manca il facile tap-in, rete che sarebbe stata comunque annullata per il fuorigioco proprio del numero nove, aspetto che però non toglie le responsabilità di gestione di un’altra palla inattiva.

La conferma delle parole di Ranieri è arrivata comunque in un’altra situazione, in questo caso da punizione laterale. Marcatura ancora una volta a zona mista, ma pur se la difesa risulta ben schierata e a copertura totale dell’area, sul palo più lontano Gonzalez riesce a sfilare alle spalle di Zappa, dimostrando quanto dichiarato dal tecnico rossoblù sui problemi di attenzione dei suoi calciatori in questo fondamentale tattico.

A ulteriore riprova il fatto che il Lecce non abbia sofferto granché sui calci d’angolo a sfavore, pur subendo la rete del pareggio su palla inattiva. Un conto è la complessa difesa su punizioni laterali, quando scappare all’indietro con i tempi giusti richiede una doppia attenzione tra non abbassarsi troppo a ridosso della propria porta e non lasciarsi sfuggire una marcatura. Un altro è da corner, con D’Aversa che di base ha utilizzato lo stesso principio di Ranieri – zona mista e castello, più tendente alla zona totale rispetto al collega – grazie alle caratteristiche dei suoi calciatori. La densità è creata maggiormente a centro area più che verso la zona di battuta, così da poter scivolare con rapidità verso l’area di caduta del cross.

Matteo Zizola

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