Chi ben comincia è a metà dell’opera, ma nel calcio spesso non basta. La dimostrazione la prestazione del Cagliari contro il Frosinone, un primo tempo non eccelso ma comunque solido e chiuso in vantaggio, poi una ripresa dimessa con conseguente rimonta dei ciociari e vittoria finale per 3-1 ampiamente meritata. Il salto di qualità, soprattutto mentale, rimandato per l’ennesima volta così come per l’ennesima volta è stata persa l’occasione per dare una spallata alla lotta salvezza.
Solidità
Claudio Ranieri ha scelto per la sfida contro il collega ed ex Eusebio Di Francesco dieci degli undici messi in campo contro il Bologna. Unico cambio la presenza tra i titolari di Azzi al posto di Augello, mentre dal punto di vista della disposizione la squadra ha ricalcato quella vista nella precedente gara di campionato dal quarto d’ora in poi. Un 5-3-1-1 con un’ulteriore differenza: Zappa, infatti, confermato sì come terzo di difesa, ma non sul lato destro bensì su quello sinistro.
Semplice il motivo della scelta di Sir Claudio. Linee strette, squadra corta, pochi spazi per le incursioni tra difesa e centrocampo dei due esterni del Frosinone, da una parte Reinier e dall’altra Soulé. E proprio l’argentino di proprietà della Juventus, decisivo nella gara di andata e uomo di punta dell’attacco dei padroni di casa, è stato la causa del dirottamento di Zappa sul lato opposto. Assieme ad Azzi, infatti, l’ex Pescara aveva il compito di schermare le incursioni dell’attaccante di Di Francesco, con una marcatura quasi a tutto campo e una scelta dettata dal passo abbastanza simile sia nel breve che nel lungo. Una scelta risultata vincente per tutta la gara, visto che Soulé – tolta la punizione del 2-1 – non è riuscito a mostrare grandi spunti nonostante il risultato finale.
Il Cagliari del primo tempo è così riuscito nell’intento di mettere in difficoltà il Frosinone limitandone le caratteristiche principali di giro palla e verticalità tra le linee. Non solo, ma i rossoblù sono riusciti a ripartire provando a gestire il pallone, mentre gli avversari spesso erano costretti al lancio lungo senza successo.
Il gol del momentaneo vantaggio siglato da Sulemana è un esempio della maggiore presenza in fase offensiva degli uomini di Ranieri. Niente di trascendentale, ma comunque un appoggio di diversi uomini all’azione d’attacco che si è visto nella ripresa soltanto una volta andati sotto nel punteggio. Quando Azzi riceve il pallone lavorato da destra a sinistra per poi rientrare per il cross dalla trequarti, si può notare come Nández sul lato opposto sia nella zona dell’area del Frosinone, il centrocampo a supporto del duo Viola-Petagna e soprattutto Sulemana pronto a raccogliere la seconda palla andando in verticale.
Reazione
Fin dai primi minuti del secondo tempo, e non solo a causa del cambio Augello-Azzi, il Cagliari si è abbassato di qualche metro. Ma, l’aspetto più indicativo, è che i rossoblù si sono allungati senza riuscire più a schermare le incursioni tra le linee degli interni e degli esterni del Frosinone. Se nella prima frazione Dossena e compagni erano riusciti a restare dentro una lunghezza media di 23 metri, nella ripresa sono diventati oltre 44 i metri di distanza tra ultimo difensore e uomo più avanzato. Uno spazio nel quale sono andati a nozze i vari Mazzitelli, Barrenechea e compagnia.
Come da immagine proposta è evidente il baricentro maggiormente offensivo della squadra di Di Francesco. I due esterni bassi Zortea e Gelli sono vicini all’area del Cagliari, ben nove dei dieci uomini di movimento sono nei 40 metri offensivi, i movimenti dentro il campo di Soulé e Harroui hanno aperto lo spazio per le incursioni dei due terzini. L’occasione capitata a Gelli ha inoltre evidenziato la difficoltà in chiusura di Nández, ma soprattutto l’assoluta libertà dei centrocampisti del Frosinone nello scegliere la giocata o verticale verso la punta o sulle fasce.
Ed è qui che è mancata la contromossa da parte di Ranieri. L’allenatore rossoblù ha subito i cambi del collega senza provare a rispondere. Se è vero, come dichiarato nel post partita, che Makoumbou e Sulemana non hanno più appoggiato la manovra d’attacco e aiutato Petagna nella gestione dei palloni, lo è altrettanto che la squadra si è via via abbassata senza che si sia voluto correre rischi inserendo una seconda punta di supporto al numero 32. Così come il 5-3-1-1 prolungato ha mostrato poca elasticità, fino al classico errore che ha portato alla rete del pareggio. Ma che nasce da una pressione che, prima o poi, non può che portare a una disattenzione.
Tralasciando le azioni che hanno portato al 2-1 e al 3-1, è la rete del pareggio firmata da Mazzitelli a essere indicativa. Situazione nata da calcio d’angolo, la successiva respinta sul lato opposto trova Harroui pronto a lavorare il pallone per il controcross. La difesa resta bassa e troppo vicina a Scuffet, pur se gli accoppiamenti appaiono stabiliti. Nández è lento nella pressione sul pallone, a centro area Dossena segue Romagnoli, Augello è su Mazzitelli, Zappa su Soulé e infine Petagna su Okoli. Ed è tutta nella presenza del centravanti dentro i sedici metri con compiti da centrale difensivo la chiave del gol subito.
Okoli resta fermo, Petagna fa altrettanto in una sorta di blocco che libera il movimento semicircolare di Mazzitelli. L’errore, se così si può definire, è da condividere tra l’attaccante triestino e Augello. In una situazione normale con due difensori la scalata sarebbe stata la scelta più ovvia, con Petagna a staccarsi da Okoli e a seguire Mazzitelli nella sua zona e Augello a scambiarsi andando sul centrale scuola Atalanta. Ma, essendo il numero 32 un attaccante, l’opzione migliore – con un minimo di attenzione in più – avrebbe dovuto essere quella di restare a uomo e, dunque, con Augello a seguire Mazzitelli da vicino evitando il blocco di Okoli su Petagna. Il risultato è che il difensore del Frosinone riesce nel doppio blocco e il centrocampista ha vita facile nello staccare in completa solitudine e battere l’incolpevole Scuffet.
Matteo Zizola