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Il tecnico del Cagliari Claudio Ranieri durante la sfida contro il Sudtirol | Foto Luigi Canu

L’Analisi | Cagliari, non chiamatela pareggite: a Pisa uno 0-0 casuale

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Lo scontro diretto per i playoff tra il Pisa e il Cagliari è terminato con un pareggio a reti bianche estremamente casuale: la partita si è giocata ad altissimi ritmi ed entrambe le squadre hanno avuto diverse occasioni per fare male agli avversari. Ranieri non può che essere soddisfatto per la prestazione dei suoi ragazzi, molto aggressivi e precisi nello sfruttare i limiti difensivi degli avversari che avevamo analizzato nella nostra preview tattica, ma purtroppo non abbastanza cinici negli ultimi venti metri.

La fase di non possesso delle due squadre: problemi e soluzioni

Come spesso avviene nell’ultimo periodo, la fase di non possesso del Cagliari è stata caratterizzata da un uso particolare delle due punte, i quali avevano il compito sia di pressare i centrali che complicare il possesso avversario sui terzini mentre Mancosu seguiva a uomo il vertice basso. Il portiere del Pisa Nicolas è molto bravo nel gioco con i piedi e riusciva spesso a saltare la pressione di Lapadula e Prelec trovando direttamente il terzino alle loro spalle. I rossoblù però si sono fatti trovare molto preparati anche contro questa soluzione: Lella e Nandez inizialmente stavano vicino alla mezzala, con Makoumbou che stazionava centralmente a zona; non appena il terzino riceveva, la mezzala rossoblù usciva su di lui abbandonando il suo uomo che veniva preso dal compagno di reparto congolese. Per il Pisa era quindi difficile costruire dal basso ed era costretto molto spesso a lanciare lungo, ma Dossena riusciva quasi sempre ad avere la meglio nei duelli aerei.

Le due squadre di fatto condividevano lo schema di gioco (4-3-1-2), per cui è stato molto interessante notare le differenze nell’approccio alla prima pressione. Il Pisa andava uomo su uomo con le due punte e il trequartista sui centrali e il vertice basso, con le mezzali che fin da subito si alzavano sul terzino lato palla (a differenza di quanto faceva il Cagliari che copriva la linea di passaggio con la punta e alzava la mezzala solo in un secondo momento). Si tratta di una pressione molto aggressiva, il cui limite è l’occupazione ottimale del campo che rende ancora più difficoltosa la marcatura di un giocatore fluido posizionalmente come Mancosu. Il primo problema riguarda la copertura centrale, perché con la mezzala spostata sull’esterno gli altri due centrocampisti sono costretti a dover difendere in una zona molto ampia di campo, compito ancora più difficile da eseguire quando devi anche cercare di tenere d’occhio il trequartista sardo pronto a posizionarsi nelle zone di campo più pericolose. Spesso, infatti, il Cagliari riusciva a superare facilmente la pressione del Pisa sfruttando la qualità in impostazione di Obert che riusciva a trovare libero Mancosu tra le maglie larghe dei centrocampisti toscani.

Un’altra soluzione molto efficace trovata dalla squadra di Ranieri consisteva nello sfruttare lo spazio alle spalle dei “pressatori” del Pisa. Per esempio, quando il Cagliari costruiva a sinistra era Marin l’incaricato ad alzarsi su Azzi; a quel punto Lella si muoveva lateralmente alle spalle del centrocampista romeno, costringendo quindi il terzino Calabresi a salire su di lui. A quel punto spettava a Mancosu allargarsi dietro il terzino ex Cagliari, attirando quindi la marcatura del centrale Caracciolo e creando i presupposti per attaccare con Lapadula e Prelec.

Ottimo attacco ma troppa imprecisione

Nella preview tattica avevamo individuato nella buona difesa del Pisa alcuni punti deboli che il Cagliari avrebbe potuto sfruttare a proprio vantaggio. Per quanto riguarda la creazione delle premesse offensive per far male agli avversari, la partita dei ragazzi di Ranieri è stata quasi perfetta. Quel quasi – che va individuato nel poco cinismo davanti alla porta – pesa però come un macigno, specialmente alla luce dell’importanza della sfida.

Nello specifico, la linea a 4 del Pisa combinata con la tendenza dei due terzini a stare molto stretti per proteggere il centro lascia spesso tanto spazio agli avversari sul lato debole. I rossoblù hanno dimostrato di aver bene in mente questo difetto e spesso si sono resi pericolosi proprio attaccando quella zona di campo in diverse fasi di gioco. Con la palla ancora tra i piedi dei difensori spesso Lella si posizionava in maniera strategica per attirare la pressione avversaria e creare spazio sull’esterno per Azzi e Mancosu che spesso si allargava per dargli una mano. Partendo da una situazione di questo tipo il Cagliari è riuscito spesso a produrre azioni potenzialmente pericolose attaccando con tanti uomini l’area di rigore, ma specialmente nel primo tempo i cross dell’esterno brasiliano sono stati particolarmente imprecisi.

Anche quando si trattava di attaccare l’ultimo terzo di campo la squadra di Ranieri ha sfruttato il limite difensivo del Pisa e in questo modo ha creato alcune palle gol, specialmente una con Lapadula in cui si è mosso alle spalle del terzino Calabresi per poi calciare in maniera imperfetta e una con Lella arrivato per pochissimo in ritardo sul secondo palo.

Ovviamente la partita del Cagliari non è stata perfetta: il Pisa ha dimostrato di essere una squadra molto pericolosa ed è riuscita a creare alcune palle gol importanti, specialmente verso la fine della partita dove solo un intervento magistrale di Radunovic ha salvato i rossoblù. In generale però può essere visto come un lato positivo il fatto che le occasioni pericolose prodotte dai nerazzurri non sono arrivate in seguito ad azioni manovrate (per esempio dopo un possesso palla prolungato terminato con un cross dal fondo, come spesso riesce a fare la squadra guidata da D’Angelo) ma da situazioni quasi fortuite o imprevedibili. Il risultato lascia un po’ d’amaro in bocca per l’importanza della sfida e la qualità della prestazione, ma come ama dire spesso Ranieri: “quando non puoi vincere, l’importante è non perdere”.

Marco Lai

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