Il pareggio del Bari nel finale su calcio di rigore sa tanto di beffa per il Cagliari. Un 1-1 in cui però i lati positivi non mancano: i ragazzi di Ranieri non erano mai sembrati così tanto squadra. Si tratta di una partita difficile da analizzare quella tra i baresi e i rossoblù, perché prima il gol e poi l’espulsione di Lapadula hanno forzato le due squadre a un copione ben preciso: da una parte il Cagliari chiuso nella propria metà campo per mantenere il risultato, dall’altra il Bari in totale controllo del pallone (75% di possesso palla) e alla disperata ricerca del gol del pari. Vale la pena però approfondire il piano partita dell’allenatore testaccino, molto diverso da quanto si era visto finora.
Il nuovo modulo e i problemi creati al Bari
Dopo cinque partite contraddistinte dalla difesa a tre che aveva dato ottimi risultati, Ranieri per la gara del San Nicola ha optato per un 4-4-2 che ha visto il ritorno da titolare di Goldaniga al fianco di Dossena con Obert spostato sulla sinistra, al centro della mediana Rog e Makoumbou con Lella sulla sinistra e Luvumbo a destra, in avanti Mancosu al fianco di Lapadula con libertà di svariare.
Come visto nella preview tattica della gara, il Bari con il suo 4-3-1-2 tende a vincere le partite in mezzo al campo. Il centrocampo del Cagliari con il 3-5-2 avrebbe potuto soffrire l’inferiorità numerica (4 contro 3) trovando difficoltà a marcare specialmente Maiello e Botta, rispettivamente il vertice basso e il trequartista della squadra di Mignani, che avrebbero potuto ricevere liberamente. Il passaggio a un 4-4-2 estremamente compatto con Mancosu e Lapadula stretti a oscurare il regista avversario e con Lella strettissimo quasi da centrocampista aggiunto ha costretto il Bari a giocare sulle fasce laterali, forzando i sopraccitati Maiello e Botta a doversi muovere molto verso l’esterno del campo per poter ricevere palloni puliti, limitando però la propria pericolosità.
La fase offensiva
Il piano partita di Ranieri è risultato chiaro fin dall’inizio: squadra stretta e compatta che lasciava più che volentieri il possesso al Bari in zone poco pericolose per poi attaccare immediatamente in transizione una volta riconquistato il pallone. Da questo punto di vista il Cagliari ha fatto una partita quasi perfetta annullando la fase offensiva del miglior attacco del campionato (prestazione eccezionale dei quattro difensori, Esposito e Cheddira non pervenuti). Si può forse recriminare qualcosa all’attacco dal momento che l’unica occasione pericolosa creata dal Cagliari alla fine è stata propria quella che ha portato al gol del vantaggio di Lapadula, ma va sottolineato che la parità numerica è durata solo fino al 56’.
È stata molto interessante l’azione che ha portato al vantaggio rossoblù. All’annuncio della formazione sarebbe stato opportuno nutrire qualche perplessità sulla pericolosità della fascia sinistra, dal momento che Obert nascendo difensore centrale non è dotato di grande propensione offensiva e che Lella non è certamente un esterno d’attacco. Tuttavia, la chiave di tutto è stato ancora una volta Marco Mancosu. Il cagliaritano sembra essere la luce della squadra: tutti i palloni che passano dai suoi piedi hanno il potenziale per diventare pericolosi. Ranieri gli lascia assoluta libertà in fase di possesso per muoversi dove meglio crede, ed è proprio questo che ha portato al gol del vantaggio.
Il Cagliari attacca sulla sinistra con Lella che porta fuori dalla linea difensiva il terzino destro Pucino, mentre Mancosu parte dal centro per poi allargarsi sulla sinistra per dare una linea di passaggio al compagno. Dal momento che Pucino è già alto su Lella, è il centrale Di Cesare a dover uscire su di lui. La squadra di Mignani però difende a quattro, due dei quattro difensori sono stati portati fuori dall’area e nessuno dei centrocampisti ha coperto il buco lasciato dal capitano del Bari: questo crea un 2vs2 dentro l’area, Lapadula e Luvumbo contro Vicari e Mazzotta. Il peruviano è chiaramente svantaggiato rispetto al suo avversario che tocca i 190cm, ma il pallone di Mancosu è ai limiti della perfezione, abbastanza alto da superare Vicari ma anche abbastanza teso da ingannare il portiere Caprile.
La partita dopo l’espulsione di Lapadula
Come già visto nelle gare precedenti, analizzare una partita in cui una squadra si trova a lungo sotto di un uomo è un esercizio tanto complicato quanto futile. Il secondo giallo estratto a Lapadula al 56’ ha lasciato ben poche soluzioni a Ranieri e ai suoi, costretti a difendersi a oltranza per ben quaranta minuti. I cambi sono più che comprensibili: fuori Luvumbo (ancora una volta impreciso davanti, ma non si era mai visto così combattivo e applicato in fase difensiva) e Mancosu (in una partita del genere non aveva più niente da dare), dentro Prelec per tenere qualche palla in avanti e Millico per non rinunciare del tutto all’opzione contropiede. Da quel momento in poi il dominio del Bari diventa naturalmente ancora più evidente, al punto che Ranieri è costretto a inserire anche Barreca per Lella (crampi) e passare a un ancora più conservativo 5-3-1.
Il Bari riuscirà alla fine a trovare il tanto agognato pareggio dopo una disattenzione di Makoumbou, il quale si è comunque reso protagonista di una prestazione di altissimo livello in entrambe le fasi e che è arrivato comprensibilmente stanco al 95’ dopo aver di fatto corso per due dall’espulsione di Lapadula. Il pari finale sa di beffa, ma una nota dolce c’è: il Cagliari non ha concesso niente al miglior attacco della Serie B non solo nei 56 minuti in 11 contro 11, ma nemmeno nei 40 minuti in 10 contro 11. Ranieri ha affermato sin dal primo giorno che voleva una squadra difensivamente solida; da questo punto di vista dopo sette partite sotto la sua gestione può senz’altro sorridere.
Marco Lai