Equilibrio è una delle parole più importanti nel vocabolario del Cagliari targato Walter Mazzarri. Un termine diventato un mantra, un obiettivo dichiarato e ricercato tra le varie zone del campo e in cui la mediana è sempre stata vitale. Uno scopo a cui più volte nel 2022 i rossoblù sono arrivati grazie a uno dei giocatori più criticati nella prima fase di campionato, quel Dalbert che a gennaio sembrava poter andar via e che invece è rimasto conquistando la fiducia del tecnico toscano.
Da esperimento a normalità
Una prima parte di stagione da dimenticare, poi la svolta quando in pochi se l’aspettavano. Dalbert era arrivato in estate per dare più imprevedibilità sulla fascia sinistra rispetto a un Lykogiannis più inquadrato sulla fase difensiva. Anche a causa di fattori esterni come la questione rinnovo del greco, le gerarchie sono presto cambiate, con il brasiliano che ha preso subito possesso della fascia fermandosi però a causa di due diversi problemi fisici, prima alla coscia e poi al ginocchio tra fine settembre e metà novembre. L’infortunio al ginocchio è arrivato contemporaneamente a quattro sconfitte di fila contro Fiorentina, Roma, Bologna e Atalanta. Risultati che hanno portato Mazzarri verso i primi tentativi di cambiamento alla ricerca di un maggior equilibrio tra i reparti che andasse anche a tamponare l’emergenza creata dalle numerose assenze. E quasi a sorpresa l’uomo individuato dal tecnico toscano per creare bilanciamento e allungare la coperta difensiva dello schieramento è stato Dalbert. Primo tentativo riuscito a Verona, quando il brasiliano, schierato dal primo minuto con Lykogiannis, ha giocato al fianco di Grassi in una linea mediana a tre completata da Nandez. Due occasioni create, due passaggi chiave, cinque recuperi i numeri della serata in sostituzione di un Marin bisognoso di rifiatare e unica gara in campionato senza gol subiti. Dopo la sfida con l’Hellas, il brasiliano è tornato sulle corsie esterne attraversando il periodo della rivoluzione annunciata da Capozucca senza la certezza di restare nel club. Il 2022 però ha trasformato l’esperimento in normalità.
La svolta
Dopo la prima partita saltata contro la Sampdoria, Dalbert è tornato da protagonista positivo contro il Bologna e negativo contro la Roma. È stata però la gara contro la Fiorentina a far tornare al centro del campo il brasiliano. Contro una formazione votata al gioco offensivo ma anche all’intensità, Mazzarri ha schierato il numero 29 all’interno del campo con precisi compiti di rottura nella fase di costruzione toscana. Ombra di Torreira per gran parte della gara ma anche capacità di cambiare passo e sfruttare la propria tecnica per ripulire i palloni. Un dettame non semplice ma che ha finito per dare equilibrio alla squadra e al giocatore, spesso vittima dei propri limiti tattici. Un esperimento ripetuto contro formazioni dotate di qualità in mezzo al campo e capaci di includere nel gioco anche i centrali di difesa, come l’Atalanta, e votate al gioco offensivo come l’ Empoli. A Bergamo e in Toscana, seppur spostato di qualche metro in avanti, la presenza del brasiliano ha consentito sia di tamponare la prima fase di costruzione avversaria, sia di dare più spazio alla ripartenza veloce. Contro Napoli e Torino, Dalbert è tornato sull’esterno senza però rinunciare – come nel secondo tempo contro i partenopei – a convergere verso il centro del campo come mostrato dalle posizioni medie in fase di possesso e non. Una svolta a cui Mazzarri ha rinunciato provando a dare continuità al 3-4-1-2 e al 3-4-2-1 contro Lazio e Spezia e trovando però sia difficoltà contro la densità creata dai laziali che con il pragmatismo ligure, con la seconda gara che ha portato anche al riemergere dei limiti difensivi dell’ex Fiorentina. Fatti che hanno fatto propendere il tecnico toscano per riportare in mezzo al campo il brasiliano contro il Milan. Dalbert così ha ancora una volta avuto licenza di offendere ma anche di limitare l’apporto di Bennacer e di aiutare Joao Pedro e Pavoletti nel pressing della prima fase di costruzione di gioco milanista. Nonostante il gol dell’algerino sia arrivato proprio da una lettura tardiva dell’azione da parte del brasiliano, la prova del classe ‘93 ha messo in evidenza come il Cagliari abbia avuto più equilibrio rispetto alle due precedenti uscite. I dodici recuperi e i quindici palloni giocati positivamente in avanti sono la prova statistica di un maggior bilanciamento tra i reparti.
Con Dalbert in mediana o a supporto delle punte, prendendo anche in considerazione il secondo tempo con il Napoli, i punti arrivati dopo la sconfitta con la Roma sono sei, contro i tre arrivati a partire dalla gara all’Olimpico di Torino. I problemi restano, a cominciare dalle tante ammonizioni fino alla poca scaltrezza tattica. Tuttavia, con più libertà e pochi ma precisi compiti, Dalbert ha fatto trovare spesso alla squadra la parola equilibrio nel vocabolario: un termine che in più occasioni ha avuto come sinonimo la parola punti. Un fatto da non sottovalutare e che potrebbe avere anche il significato di salvezza.
Matteo Cardia