“Quella voglia di cantare fino a farmi lacrimare, perché una guerra d’amore vale come una partita. Se se non avessi mai perso, non saprei cos’è la sfida, se non avessi un complesso, sarei un morto che cammina”. Nei versi di Guasto d’amore si possono rispecchiare in tanti. Non solo il Genoa a cui le strofe scritte da Bresh sono dedicate. Sarà per la somiglianza di quei colori che cadono in mare, sarà che entrambe hanno due tifoserie calde, che hanno avuto due stadi pullulanti durante tutto l’arco della stagione e uno stesso obiettivo dopo un destino simile tra Serie B e Serie A. Cagliari e Genoa si somigliano, almeno nei tratti più evidenti, quelli che non si riesce a tener dentro e che fanno riferimento a una fede forte da ambo le parti. Un lato della realtà che invece cambia quando si parla di chi siede dietro le scrivanie dirigenziali e anche in panchina.
Grifone
Sul campo sarà la sfida tra due squadre che nel passato, anche quello più recente, hanno recitato ruoli importanti. Ma che oggigiorno guardano la classifica in modo diverso. Il Cagliari vuole allontanarsi ulteriormente dalla zona calda, con il desiderio di dare costanza alle prestazioni positive lontano da casa dopo il pari di San Siro con l’Inter. Gli stimoli però non mancano neanche al Genoa, che vuole la matematica certezza della salvezza (qui per leggere). In secondo piano però, nelle stanze in cui le società si gestiscono, le distanze si acuiscono. L’unico punto d’incontro al momento è quello dello stadio, con entrambe le società decise – seppur in maniera diversa – a voler dare nuova vita al proprio impianto. Il Grifone con una ristrutturazione del Ferraris, il Cagliari con la costruzione del futuro stadio intitolato a Gigi Riva. Con l’obiettivo di essere entrambi parte della rosa per Euro2032. Le similitudini, in gran parte, si fermano qui. Genova è sempre stata approdo di novità con il suo sguardo sul mare. L’arrivo del fondo di investimento 777 Partners nel settembre del 2021 lo ha confermato e ha rappresentato la svolta, dal punto di vista economico e delle aspirazioni. Vero è che i risultati non sono stati automatici, con la retrocessione in Serie B arrivata poco tempo dopo, il matrimonio fallito con il tecnico tedesco Alexander Blessin, prima di arrivare alla guida di Gilardino e al ritorno in Serie A. La massima serie ha condotto a un mercato fatto di nomi e cifre altisonanti tra l’estate e gennaio, quando il club si è potuto permettere investimenti come quelli per Retegui, Vitinha e Malinovsky per citarne solo alcuni. Una politica del club di proprietà del fondo, che detiene già Vasco Da Gama, Standard Liegi, Hertha Berlino, Red Star Parigi e una quota del Siviglia, abbastanza chiara e nettamente differente rispetto a quello programmata sull’Isola. Le ombre non mancano, come evidenziato da un’inchiesta del Financial Times che ha confermato un rischio legato alla liquidità del gruppo, vista la richiesta delle autorità statunitensi per A-Cap, uno dei soci del fondo, di rientrare dalla propria esposizione al rischio considerata troppo alta in seguito al tentativo di acquisire l’Everton negli ultimi mesi. Il mare è tuttavia ancora calmo, il fondo ha con una nota allontanato momentaneamente i timori, e questo consente di mettere sotto la lente d’ingrandimento le diversità tra la proprietà genoana made in Usa e quella del Cagliari di Tommaso Giulini, espressione di un modo di intendere la proprietà tipica del calcio d’ormai altri tempi.
Cambio di rotta
Se si guarda al principio, quasi beffardamente le somiglianze con la presidenza ligure a stelle e strisce inizialmente erano presenti. Una retrocessione per cominciare, poi investimenti corposi in più stagioni culminate con la salvezza. Almeno prima dell’arrivo della linea di demarcazione creata dalla pandemia e da una retrocessione in B arrivata nell’anno successivo che ha cambiato direzione al modo di intendere la presidenza. Inaugurata con il lungo silenzio dopo la discesa in cadetteria sancita dalla gara del Penzo contro il Venezia, poi l’inizio di stagione complesso e l’arrivo di Ranieri, con un brevissimo ritorno in pubblico che ha anticipato un nuovo periodo dietro le quinte terminato solo nel giorno del ritorno in Serie A. Una strada intrapresa che non si è interrotta in massima serie, se non per parlare della questione stadio e dopo la sconfitta con la Lazio, quando la porta è stata aperta anche a nuovi investitori. Parole che non hanno aperto a dubbi più importanti o a novità, anche per via di un bilancio con un passivo meno pesante rispetto agli anni passati (qui per approfondire) e per una situazione in casa Fluorsid al momento stabile, malgrado le difficoltà vissute dovute alla situazione internazionale che rallenta l’arrivo via mare delle materie prime.
Sul campo
Lo scontro metterà però di fronte anche due allenatori dall’orizzonte differente. Quello tra Gilardino e Ranieri sarà il terzo incontro, un pari e una vittoria per il Sir nell’andata del campionato in corso formano un bilancio che prenderà forma differente lunedì 29 aprile. L’ex attaccante di Milan e Parma è ormai in rampa di lancio, a Genova ha trovato il modo di crescere prima con la Primavera e poi in Serie B, con un percorso quasi in controtendenza rispetto ad altri ex Campioni del mondo del 2006. Ranieri è invece più vicino alla conclusione di una carriera iniziata a Cagliari e che sempre in Sardegna potrebbe finire, che sia questa o la prossima stagione in rispetto al contratto firmato al ritorno sull’Isola nell’inverno del ‘23. Una permanenza che incontrerebbe di certo il favore della società (qui per leggere le parole del ds Bonato) ma che per essere certificata avrà bisogno del marchio della salvezza. Al di là di quello che i tempi dicono, a scontrarsi saranno anche due filosofie figlie di una storia tra cadetteria e massima serie e di un mercato come detto precedentemente profondamente differente. Da una parte il 3-5-2 di Gilardino, rimasto il sistema tattico preferito anche con l’uscita di Dragusin, che prima di trasferirsi al Tottenham era il perno della retroguardia genoana. Dall’altra un Ranieri che ha dovuto fare di necessità virtù, che ha mischiato a lungo le carte e che complice anche una mentalità differente negli ultimi mesi ha potuto alternare più spartiti pur mantenendo una spina dorsale chiara dalla porta fino all’attacco.
L’ultimo esempio di come la sfida del Ferraris sarà una gara di sinonimi e contrari, di strade comuni e di vie differenti per raggiungere i propri obiettivi. Obiettivi che fanno rima con Serie A, quel campionato che per timore a volte fa nascere complessi e che fa assaporare la sconfitta, ma custode di un potere che fa comprendere maggiormente il valore delle sfide che si hanno di fronte. Senza mai far passare una voglia di cantare per i colori rossoblù, scegliete voi quali.
Matteo Cardia