Nel giorno del 50° anniversario dello Scudetto rossoblù celebriamo una delle partite chiave di quella stagione 1969/1970 nella rubrica a cura di Matteo Zizola.
12 aprile 1970 – 12 aprile 2020: cinquant’anni fa il primo e unico storico scudetto del Cagliari arrivato dopo la vittoria all’Amsicora per due a zero contro il Bari.Quella contro i pugliesi fu la partita decisiva per l’assegnazione matematica del titolo, ma è la gara giocata quasi un mese prima la vera sfida che sancì le sorti del campionato: 15 marzo 1970, al Comunale di Torino si affrontano Juventus e Cagliari.
I rossoblù arrivano allo scontro diretto con il fiato corto e con due assenze pesanti: l’allenatore Manlio Scopigno, squalificato per sei mesi dopo la sconfitta di Palermo per aver insultato il guardalinee, e Beppe Tomasini, difensore infortunatosi qualche settimana prima e la cui stagione terminò anticipatamente.
Il Cagliari non deve perdere, due soli punti di vantaggio sulla Juventus che soffia sul collo dopo aver risalito la china nelle giornate precedenti e proprio Tomasini sarà comunque protagonista, come racconta uno dei tanti aneddoti su quel pomeriggio di marzo di Torino, come lo stesso difensore ha ricordato durante il nostro Linea131: la voce spezzata dall’emozione di Gigi Riva che richiama il telegramma ricevuto dal compagno alla vigilia della gara, da vero Hombre Vertical non è però lui a rivelarne il contenuto, ma sarà lo stesso Tomasini. “Gigi, gioca anche per me” le poche parole e Rombo di Tuono accontenterà il compagno di mille battaglie. A dirigere la gara Concetto Lo Bello, arbitro spesso protagonista più degli stessi giocatori in campo e anche in quell’occasione non mancherà di mettere il suo sigillo alla partita, come d’altronde fece nella vittoria dei rossoblù a Firenze di qualche settimana prima fischiando il rigore dubbio decisivo poi trasformato da Riva.
La gara regala un riassunto totale di quello che era il romanzo del Cagliari 1969-70: il primo capitolo lo firma Comunardo Niccolai, celebre difensore famoso non solo per le sue qualità, ma anche per la capacità di siglare autogol spettacolari. In quel pomeriggio rispecchia la sua fama di goleador involontario quando al 29′ con un colpo di testa all’incrocio anticipa e batte il proprio portiere Albertosi.
Riva e compagni sono sotto di un gol, lo scudetto sembra sfuggire di mano, la Juventus è momentaneamente a pari punti.
Tocca come sempre a Rombo di Tuono caricarsi sulle spalle la squadra e scrivere il secondo capitolo: calcio d’angolo di Greatti, flipper in area di rigore e Riva di testa batte Anzolin in uscita. Il Cagliari è di nuovo in testa solitario.
A questo punto entra in gioco Concetto Lo Bello che in una sfida così importante non può mancare di mettere la sua firma aprendo così il terzo capitolo della saga.
Secondo tempo, rigore per la Juventus, Haller batte, Albertosi si distente sulla sua sinistra e respinge in angolo, ma Lo Bello non è d’accordo e decide per la ripetizione: ai rossoblù saltano i nervi, il portiere non ci crede, Riva, dopo che la ripetizione di Anastasi porta il punteggio sul due a uno, contesta ironicamente la decisione dell’arbitro, Cera insulta il guardalinee, lo scudetto sembra ormai sempre più lontano.
Lo Bello però ha già in mente il suo personalissimo copione, Cera e Albertosi raccontano di come invitasse i giocatori rossoblù a portarsi in area così da poter restituire quanto tolto qualche minuto prima. La conclusione del romanzo è in una punizione oltre la metà campo, palla buttata nei sedici metri bianconeri, spinta leggera su Riva e rigore: Lo Bello colpisce ancora.
Ovviamente è il numero undici per eccellenza a incaricarsi della battuta, sinistro, Anzolin devia, ma il pallone entra in rete comunque per il due a due del Cagliari. “E se avessi sbagliato?” chiede Riva all’arbitro, “lo avrei fatto ripetere” risponde Lo Bello.
I rossoblù escono indenni da Torino, la testa della classifica resta invariata, il resto è storia, una storia che parte da un gruppo di eroi sportivi con un condottiero d’altri tempi, passa per i gol di Luigi Riva da Leggiuno, la rovesciata di Vicenza come apice, arriva al 12 aprile 1970 e la vittoria sul Bari all’Amsicora. La Sardegna tutta è in festa, il riscatto sportivo che diventa riscatto sociale, l’epopea che diventa retorica, il tutto descritto perfettamente da Peppino Fiori in un’intervista a un pastore: “Se il Cagliari vince lo scudetto, tu cosa ci guadagni?” gli chiese Fiori, “Se il Cagliari perde, cosa ci guadagno?” gli rispose. Cinquant’anni fa il Cagliari diventò Campione d’Italia.
Matteo Zizola