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Duelli ed equilibrio: da Ranieri a Nicola, come cambia il Cagliari

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Il ricordo deve restare tale e i risultati contro Parma e Juventus possono essere la chiusura definitiva del libro appartenente al passato. Dal Cagliari di Claudio Ranieri a quello di Davide Nicola, dal fantasma dell’allenatore che ha fatto la storia più o meno recente dei rossoblù al presente di un nuovo progetto che si spera possa essere tale anche nei fatti. Resta però un confronto sui numeri, perché seppur ciò che è stato va messo da parte, può essere un’indicazione per capire le differenze con ciò che si sta sviluppando nel nuovo corso.

Duelli e difesa

Fase offensiva e fase difensiva, tiri, duelli, indici, recuperi. Tutti parametri che danno risposte di massima su cosa sia cambiato nel passaggio da Ranieri a Nicola. Partendo però da un presupposto, ossia che i numeri del Cagliari della passata stagione parlano di medie su trentotto partite, mentre quelli dei rossoblù attuali si fermano giocoforza alle sole prime sette giornate. Dunque parziali, con meno diversità tra gli avversari incontrati e una situazione in divenire che potrebbe modificarsi con il passare delle settimane. Senza dimenticare l’aspetto dei singoli, perché un conto è avere un giocatore come Yerry Mina da gennaio – dunque per metà campionato – che influisce soltanto in parte per i dati generali che riguardano il Cagliari di Ranieri, un altro avere il colombiano in campo per sei gare sulle sette disputate. L’esempio di Mina non è casuale, con il difensore ex Fiorentina che è infatti in testa sia nella statistica rossoblù dei recuperi palla (82) – influendo così in quella collettiva – sia soprattutto in quella dei duelli, nella quale è al primo posto anche nell’intera Serie A. Una media di ben 15,2 duelli vinti a gara per il colombiano, con il secondo – Mattia Viti dell’Empoli – staccato a 12,4 a partita. Un dato che non può non incidere guardando alla differenza nei numeri tra il Cagliari del 2023-24 e quello della stagione in corso, con quest’ultimo che ha vinto ben 85 duelli a gara contro i 46,42 di quello dell’anno scorso. Così come nei recuperi, con i rossoblù di Nicola a quota 74,14 di media mentre quelli di Ranieri che hanno chiuso l’ultima stagione a 64,05. Restando sugli aspetti difensivi, indicativo l’IRD (Indice di Rischio Difensivo), che altro non è che un parametro che misura il grado di rischio basandosi solo sulle situazioni di gioco degli ultimi 25 metri, ognuna delle quali con un suo punteggio determina il valore assoluto finale. Il Cagliari di Nicola ha un IRD di 58,57, mentre quello di Ranieri aveva un 68,92. Tradotto, la passata stagione i rossoblù rischiavano maggiormente rispetto a quella in corso.

Equilibrio

La coperta della squadra del tecnico piemontese appare dunque meno corta di quella del suo predecessore romano. Passando infatti all’IPO (Indice di Pericolosità Offensiva), parametro con gli stessi valori di quello dell’IRD, ma in chiave opposta, il Cagliari formato 2024-25 ha un valore leggermente inferiore (58,14) rispetto a quello del 2023-24 (59,84). Ma, come si può facilmente evincere dalla combinazione dei due dati, quello di Nicola ha una similarità quasi totale tra IPO e IRD, mentre quello di Ranieri concedeva molto di più in termini di rischio di quanti pericoli portasse nell’area avversaria. Un Cagliari quindi che, almeno dopo sette giornate, appare più bilanciato, fermo restando che i dati sono giocoforza limitati da un confronto tra un tempo più corto e un altro più lungo e con avversari sfidati diversi per quantità e per valore assoluto. Sempre restando sulla fase offensiva, i rossoblù di Nicola sviluppano più azioni di attacco – 29,86 a partita contro 17,74 – e, dato eclatante, provano molto di più il dribbling: sono ben 18,86 a gara quelli in questa stagione contro i 6,29 del campionato precedente. È anche un Cagliari che conclude di più con 13 tiri di media contro gli 11,08 del 2023-24 e che, aspetto interessante, utilizza maggiormente le triangolazioni con un numero di 4,14 a partita nettamente superiore all’1,76 dei rossoblù di Ranieri. Con questi ultimi che giocavano maggiormente palloni laterali, 18,32 contro 16,71, oltre a perderne meno in assoluto (60,71 contro 74), dato che ricalca però la strategia di gioco basata su una maggiore aggressività (dunque più recuperi palla) e più densità, aspetti che hanno come conseguenza uno sviluppo del gioco più “sporco”. La curiosità sarà capire se nel lungo termine queste differenze resteranno tali o, al contrario, si sposteranno sensibilmente da una parte o dall’altra. La sensazione è che comunque sia stata tracciata una strada differente e che, per quanto limitate, le prime sette giornate le stiano già raccontando in maniera abbastanza chiara.

Matteo Zizola

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