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Cagliari, non solo salvezza, ma crescita e consolidamento: Nicola ha centrato l’obiettivo?

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Tre momenti diversi, due concetti comuni a legarli. Giugno e settembre 2024 e febbraio 2025, tre conferenze stampa per spiegare progetto e azioni con protagonista il direttore sportivo del Cagliari Nereo Bonato. Consolidamento e crescita, queste le due parole chiave ripetute in ognuna delle tre occasioni davanti ai giornalisti, la prima a chiudere una stagione e aprirne un’altra, la seconda e la terza dopo la conclusione rispettivamente del mercato estivo e di quello invernale. Consolidamento e crescita che si sono aggiunti all’obiettivo principale, quello della salvezza: è su questo che, necessariamente, può essere valutato il lavoro di Davide Nicola sulla panchina rossoblù. Se a sei giornate dalla fine della Serie A è senza dubbio in linea per raggiungere il traguardo prefissato, allo stesso tempo resta da capire a che punto siano consolidamento e crescita quando ormai la stagione volge al termine, con un occhio al recente passato come metro di paragone per i giudizi del caso.

Confronto

Da una parte l’aspetto sportivo, dall’altro quello economico che passa dal lavoro della società. Fermandosi al primo si può partire da un dato: il Cagliari versione 2024-25 dopo trentadue giornate ha un punto in meno di quello del 2023-24 con Claudio Ranieri alla guida. Con una differenza sostanziale che non dipende direttamente dal percorso dei rossoblù di Nicola. Sono infatti sei i punti di vantaggio sulla zona rossa, mentre un anno fa erano quattro. Uno scarto superiore che nasce, ovviamente, da una classifica che vede il terzultimo posto occupato da Venezia ed Empoli a quota 24, mentre nel 2024 erano 27 i punti del Frosinone diciottesimo. Da questo dettaglio si può ampliare il discorso al valore della rosa del Cagliari attuale rispetto a quello della scorsa stagione, arrivando di conseguenza all’obiettivo crescita espresso dal diesse Bonato nelle tre conferenze stampa citate. Una crescita che sul campo almeno a livello di punti non è arrivata, ma che dal punto di vista del gioco – aspetto soggettivo – potrebbe essere giudicata come raggiunta. Una crescita che, però, è stata sicuramente compiuta guardando al parco giocatori e pensando ai mezzi messi a disposizione di Nicola fin dall’estate. Intanto la presenza di Mina e Gaetano dal principio, mentre con Ranieri il difensore e il trequartista erano arrivati in Sardegna soltanto a fine gennaio. E proprio a gennaio di quest’anno l’acquisto di Caprile che ha rimpiazzato Scuffet, protagonista dello scorso campionato e della prima parte dell’attuale in coabitazione prima con Radunovic e poi con Sherri. Un salto di qualità indiscutibile tra i pali, così come l’esperienza di Luperto al posto di Dossena (al primo anno di A nella passata stagione) ha dato maggiori garanzie rispetto al 2023-24. A questo si può aggiungere la crescita fisiologica di Zappa e Obert, così come la presenza alla voce leadership di Palomino in luogo del duo Wieteska-Hatzidiakos. A centrocampo Adopo al posto di Sulemana, il ritorno di Marin, l’arrivo di Zortea in luogo di Nández, ma anche l’anno in più sulla carta d’identità di Viola e quello in più alle spalle alla voce adattamento alla Serie A di Makoumbou e Prati. Infine in attacco discorso simile per Luvumbo, mentre Piccoli in un sol colpo ha dovuto sostituire Petagna e Shomurodov, oltre Lapadula da gennaio a oggi al netto dell’arrivo di Coman. Senza dimenticare il cambio tra Oristanio e Felici, entrambi esordienti nelle rispettive stagioni.

Crescita

Fatta la dovuta premessa sulle rose delle due stagioni, analizzare la valorizzazione dei singoli grazie al lavoro di Nicola diventa operazione non semplice. Perché, ad esempio, il campionato di Zortea può portare la bilancia verso un giudizio positivo sul lavoro dell’allenatore rossoblù, così come la conferma della crescita di Zappa, il passo ulteriore di Piccoli, la presenza in mezzo al campo di Adopo, l’esplosione di Felici. Resta però il dubbio su quanta farina sia stata messa da Nicola e quanto di naturale ci sia nell’evoluzione dei giocatori citati. Così come la stabilità fisica di Mina rispetto alla gestione del passato, che però porta con sé il punto interrogativo se sia nata dal lavoro del team dell’allenatore piemontese o dall’aver iniziato la stagione già in Sardegna senza il fardello dei mesi da comprimario a Firenze. Insomma, è più il lavoro di Bonato nell’individuare i giocatori giusti o quello di Nicola nel plasmarli per farli crescere dopo stagioni da promesse inespresse? Perché, in fondo, c’è anche l’altra faccia della medaglia, quella di una crescita attesa e non avveratasi di quegli elementi sui quali il club ha puntato nelle ultime due sessioni estive anche, se non soprattutto, dal punto di vista economico. In primis Prati, chiamato al salto di qualità dopo la prima stagione in A e rimasto a guardare a lungo dalla panchina salvo poi essere riproposto di recente. Poi Gaetano, acquisto tanto inseguito e poi diventato realtà, ma senza che l’allenatore rossoblù sia riuscito in questi mesi a trovarne la giusta collocazione in campo. O Luvumbo, che al netto dei problemi fisici, non sembra essere cresciuto come ci si sarebbe aspettati al secondo anno di A e al terzo nel calcio dei grandi. O ancora Marin, innesto improvviso dopo il mancato riscatto dell’Empoli, già conosciuto e utilizzato con continuità da Nicola in Toscana, salvo poi scivolare nelle gerarchie nonostante la possibilità di poter essere un valore aggiunto sia tecnico che economico, a maggior ragione pensando all’Europeo disputato con la Romania prima del rientro in Sardegna. Infine un ultimo aspetto, forse quello più critico nella gestione Nicola. Ossia la tendenza a utilizzare alcuni elementi della rosa a corrente alternata, rischiando di depauperare il valore economico dei singoli con una gestione fatta di dentro-fuori tanto improvvisi quanto duraturi. Eclatante il dualismo Makoumbou-Prati, con il franco-congolese che ha vissuto da separato in casa in estate in favore del ravennate, salvo poi riprendersi il posto e vedere il più giovane compagno venire messo da parte per lunghi mesi e, infine, il nuovo cambio della guardia una volta che Prati è stato rilanciato. Oppure il via vai tra Augello e Obert sulla corsia mancina che, come nel caso dei due centrocampisti, è sembrato indipendente dalle prestazioni in campo e più dettato da dinamiche di gruppo. O ancora la gestione di alcuni casi spinosi, forse non completamente imputabili a Nicola, ma che hanno avuto un peso specifico nella stagione rossoblù: da Wieteska titolare e poi messo da parte non appena diventato un surplus numerico a Coman, quasi accettato per costrizione più che reale volontà, quindi Lapadula che con le sue parole in una recente intervista ha aperto il tema del click mentale tra allenatore e alcune individualità.

Consolidamento

Il giudizio su Nicola, dal quale dipenderà anche il suo futuro sulla panchina del Cagliari, non può però che passare dal concetto di consolidamento. Economico, certo, ma anche sportivo. La domanda è però sul cosa si possa intendere quando si parla di consolidamento: la seconda salvezza consecutiva a prescindere dal come – anche all’ultima giornata – può essere considerata come un esame superato? Oppure sarebbe servito un campionato maggiormente tranquillo e una permanenza in A con un percorso più lineare e che potesse superare – nei punti e nella sostanza – quanto visto con Ranieri in panchina? La risposta corretta è probabilmente la seconda e, se questo era il significato di consolidamento dato da Bonato come voce societaria, l’obiettivo non sembra essere stato raggiunto. A prescindere da come andranno le ultime sei gare e dal valore finale della classifica sia per bottino che per posizione. Anche perché il rettilineo che porta al traguardo della maratona Serie A è probabilmente la parte meno giudicabile nei confronti tra un torneo e quello precedente: troppe le differenze date dal calendario, dalle motivazioni proprie e degli avversari. Che sia per sfortuna nelle singole partite o per mancanze di chi è al comando del timone tecnico-tattico, la sensazione è che il Cagliari versione 2024-25 abbia meno punti di quelli preventivabili. Non che si potesse ambire a una classifica esageratamente più positiva, ma pensare a una squadra rossoblù sui livelli numerici di Como come minimo e Genoa come massimo non appare lesa maestà. E il consolidamento avrebbe dovuto portare nei risultati a un livello di questo tipo più che a calcoli sul calendario e sulla fine del percorso verso la salvezza a sei giornate dalla fine. Sarà questo probabilmente il tema che regnerà una volta che terminerà la stagione, per capire se il progetto triennale con Nicola impostato la scorsa estate come da contratto continuerà o meno. Gestione del valore tecnico ed economico della rosa, valorizzazione, crescita e consolidamento appunto. Con un errore del passato da non ripetere: quello di ritrovarsi al via della nuova annata sportiva con una conferma senza piena convinzione della scelta, come avvenuto ad esempio con Massimo Rastelli prima e con Leonardo Semplici poi. Sarà obbligatorio prendere una decisione netta, condivisa e senza retropensieri, che sia con o senza Nicola. A prescindere dalla sostanza, a prescindere dalle valutazioni fatte e che si faranno sulla bontà del suo percorso.

Matteo Zizola

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