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Cagliari | Ingaggi, prestiti e operazioni: come la liquidità comanda il mercato rossoblù

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Prima vendere, poi comprare. Una frase ormai entrata nel quotidiano del calciomercato, in una Serie A che deve fare i conti con i propri conti. Un gioco di parole che spiega quanto la situazione economica del campionato italiano non possa prescindere dalla sostenibilità, a maggior ragione dopo che l’indicatore di liquidità è diventato un parametro fondamentale per poter operare in sede di campagna acquisti. Non fa eccezione ovviamente il Cagliari, che ha fatto della sistemazione dell’indicatore la priorità delle ultime sessioni.

Plusvalenze e liquidità

Da una parte il bilancio, dall’altra l’indicatore. Elementi strettamente legati, ma anche differenti nella sostanza. Perché una cosa sono i conti che portano all’attivo o al passivo economico nel primo caso, un’altra la solvibilità nei dodici mesi. Ed è qui che è necessario spiegare perché alcune cessioni – definitive o in prestito – possono incidere in maniera diversa sui due aspetti citati. Gli aspetti che determinano l’indicatore di liquidità sono molteplici, così come lo sono i crediti e i debiti di una società di Serie A come il Cagliari. Ma, limitandosi a ciò che riguarda il calciomercato in senso stretto, i dettagli più importanti sono quelli che riguardano i movimenti in entrata e in uscita. Nel caso dei rossoblù l’esempio può essere quello del passaggio a titolo definitivo di Alberto Dossena al Como. Otto milioni di euro – più due di bonus – l’ingresso nelle casse del club di Sa Ruina grazie alla cessione dell’ex Avellino in riva al lago, otto milioni che nel bilancio porteranno a una plusvalenza praticamente totale. Otto milioni che possono essere inseriti in un’unica soluzione nei conti, ma che per quel che riguarda l’indicatore di liquidità mostrano una situazione diversa. Perché Dossena è passato al Como per una cifra totale che i lariani verseranno in più esercizi e così il Cagliari può considerare all’interno dei dodici mesi soltanto la prima rata della cessione. Mettendo dunque in attivo per l’indicatore di liquidità soltanto una parte degli otto milioni che entrano nel bilancio nella loro interezza. Discorso identico per quel che riguarda gli acquisti: in caso di innesto per una cifra determinata, nel bilancio annuale questa cifra creerà un segno meno, ma nell’indicatore di liquidità – in caso di rateizzazione – farà altrettanto soltanto per la quota annuale da versare alla società cedente. Ed è proprio questa la situazione che cerca il Cagliari per chiudere con il Napoli l’acquisto di Gianluca Gaetano o che ha portato alla trattativa a tre con il Sassuolo, con protagonisti Kristian Thorstvedt, Gianluca Lapadula e Antoine Makoumbou: ossia incidere il meno possibile sui debiti attuali posticipando l’acquisto definitivo nel caso del trequartista partenopeo o quadrare segno più e segno meno nel caso del centrocampista norvegese tra stipendi risparmiati e valutazione dei calciatori.

Ingaggi e prestiti

Nelle ultime settimane anche il tema delle cessioni temporanee ha creato dubbi sull’effettiva opportunità economica di questo tipo di operazioni. La domanda classica è in quale modo il passaggio in prestito di un calciatore possa dare respiro alla liquidità del club che lo cede. La risposta è semplice. Tra le voci che incidono sull’indicatore, infatti, c’è anche il costo del lavoro a dodici mesi. Quindi un giocatore che si trasferisce a titolo temporaneo dal Cagliari a un altra società, nel caso di ingaggio pagato completamente o in parte dalla squadra che lo accoglie, libera una quota pari allo stipendio annuale che il club rossoblù risparmia. Aprendo così all’utilizzo di questa quota per il pagamento dell’ingaggio di un nuovo acquisto o comunque immettendo di fatto denaro fresco nelle possibilità della società. Discorso che vale anche per le cosiddette spalmature, perché la stella polare dell’indicatore è, come detto, la solvibilità nei dodici mesi. Ipotizzando ad esempio che Gastón Pereiro, in scadenza nel 2025, allungasse il suo accordo con il Cagliari fino al 2026, l’ingaggio totale di un anno verrebbe diviso su due stagioni e dunque su 24 mesi. Diminuendo così il valore che influisce sull’indicatore di liquidità che, ancora una volta, rappresenta una valutazione sulla base della solvibilità nei dodici mesi. Per questo motivo l’abbassamento del monte ingaggi attraverso nuovi accordi al ribasso o con cessioni in prestito aiuta di fatto le possibilità economiche dei club per poter portare avanti nuovi acquisti. Assieme, ovviamente, alle uscite a titolo definitivo.

Matteo Zizola

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