Mentre la Serie A si appresta a vivere le ultime settimane di passione, con il Cagliari pienamente coinvolto nella lotta salvezza, fuori dal campo si discute su due temi che riguardano da vicino anche la società rossoblù. Da una parte l’ormai noto indicatore di liquidità, dall’altra le possibili modifiche al decreto crescita.
Creatività addio?
Causa fondante del mercato creativo delle ultime due sessioni, l’indicatore di liquidità ha inciso e non poco sulle scelte del club di Via Mameli nella gestione della campagna trasferimenti. Nella giornata di martedì 26 aprile il Consiglio Federale ha approvato un’importante novità per il futuro delle società di Serie A. Dalla prossima stagione, infatti, l’indicatore sarà una discriminante per l’iscrizione o meno al campionato. Non più dunque un parametro che influenza soltanto la possibilità di spendere sul mercato, ma un vero e proprio fattore decisivo per poter partecipare alla Serie A. Il valore approvato dal Consiglio Federale è pari allo 0,5, dopo che la proposta iniziale parlava di uno 0,7. La contrarietà della Lega Serie A e l’astensione della Lega Serie B non è servita per evitare la decisione della federazione. Il rapporto tra attività e passività, dunque, sarà decisivo per l’iscrizione alla prossima Serie A, nonostante il club del massimo campionato chiedessero non solo un valore inferiore – lo 0,4 – ma soprattutto uno slittamento del provvedimento alla stagione 2023-24. In sostanza l’indicatore di liquidità consente di verificare la capacità di un club di far fronte agli impegni finanziari. “L’unico mio obiettivo è l’evoluzione del calcio italiano. Non possiamo dire cambiamo e poi fare di tutto per consentire lo status quo. Non è accettabile. Bisogna spingere al massimo sull’acceleratore per un percorso di riforme“, queste le parole del presidente Gravina a margine del Consiglio Federale. Secondo quanto riportato dalla Gazzetta dello Sport negli ultimi giorni, solo la Sampdoria avrebbe problemi a rientrare nei nuovi parametri. Per altri club – tra i quali il Cagliari – saranno necessari ripianamenti meno impegnativi. Senza dimenticare che la società rossoblù potrà inserire nella parte attiva le probabili future cessioni di Vicario e Simeone, rimaste fuori dai calcoli a causa del diritto di riscatto che non rendeva certe le entrate. Una decisione che dunque potrebbe sancire la fine del cosiddetto “mercato creativo” in casa rossoblù, protagonista sia nella sessione dell’estate 2021 che in quella di gennaio 2022.
Non solo Nández
“Sono estremista, per me andrebbe soppresso in toto“. Il presidente federale Gabriele Gravina ha così espresso la sua idea sul decreto crescita. Pubblicato il 30 aprile del 2019, il decreto prevede, tra gli altri aspetti, la detassazione dello stipendio di un calciatore professionista che arriva in Italia dopo almeno due anni di residenza all’estero e che resti nel Paese per almeno due anni di fila. Rispettando questi parametri, il calciatore si troverà tassato soltanto il 50% del suo ingaggio. Il decreto crescita negli ultimi anni ha favorito così diversi arrivi in Serie A che altrimenti sarebbero stati difficili da vedere. Per quel che riguarda il Cagliari il caso più noto è stato quello di Nahitan Nández, ma non solo. Direttamente o indirettamente la società rossoblù ha portato in Sardegna grazie alla detassazione non solo il Léon, ma anche Gastón Pereiro, Diego Godín, Kevin Strootman e Razvan Marin, oltre i giovani Luvumbo e i due fratelli Tramoni. Dopo il fallimento della Nazionale di Roberto Mancini nelle qualificazioni al Mondiale in Qatar del prossimo novembre, la FIGC vorrebbe intervenire sul decreto crescita per rilanciare il calcio italiano. L’obiettivo sarebbe quello di evitare un eccessivo afflusso di calciatori stranieri in Serie A, ponendo dei limiti che possano favorire il maggiore utilizzo di giocatori italiani.
Proposte
Da una parte il desiderio di Gravina di abolire in toto il decreto, dall’altra la politica che punterebbe a mettere dei limiti al suo utilizzo. In mezzo la Lega Serie A che penserebbe sì a una rivisitazione dei parametri, ma senza eliminare del tutto le agevolazioni. La proposta del senatore del PD Tommaso Nannicini, con un emendamento, è quella di andare avanti con il decreto crescita, ma solo per calciatori con uno stipendio lordo dai 2 milioni di euro in su. Nel caso del Cagliari, ad esempio, con questa modifica avrebbero comunque ricevuto le agevolazioni Nández, Pereiro e Marin, come d’altronde anche chi è arrivato attraverso altri club della Serie A come Godín e – per certi versi – Strootman. Al contrario un giovane come Luvumbo non avrebbe potuto usufruire del 50% di detrazioni fiscali. Una proposta che punterebbe dunque a non bloccare gli acquisti di giocatori di livello, mentre verrebbero limitate le agevolazioni per quelli con un ingaggio medio-basso. L’emendamento proposto, però, ha trovato subito la contrarietà di 14 delle 20 società di Serie A, anche perché se da un lato non bloccherebbe l’afflusso di stranieri dall’ingaggio importante, dall’altra amplierebbe il divario tra grandi e piccoli club, tra chi può proporre certe cifre e chi no. A cercare una strada intermedia è invece il presidente della Lega Serie A Casini, che punterebbe sì a una limitazione del decreto crescita come proposto politicamente, ma con una soglia nettamente inferiore. Non i due milioni citati, ma 500mila euro come tetto minimo per usufruire degli sgravi fiscali.
Per quel che riguarda il Cagliari, come detto, sarebbe cambiato poco visti gli ingaggi dei giocatori che hanno usufruito di questa possibilità. Anche se, visti i risultati – soprattutto guardando a Godín e Strootman – il non poter attrarre un certo tipo di calciatori dall’alto stipendio avrebbe, chissà, fatto puntare maggiormente su elementi di prospettiva più che su nomi altisonanti che non hanno reso quanto ci si aspettava. Come dimenticare poi la querelle relativa al Faraone, portato in rossoblù grazie al decreto – del quale usufruì quando si trasferì dall’Atletico Madrid all’Inter – e protagonista dei problemi di liquidità la scorsa estate. Due temi che si sono intrecciati, indicatore e decreto crescita, e che dalla prossima stagione potrebbero cambiare volto.
Matteo Zizola