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Tommaso Giulini | Foto Sandro Giordano

Cagliari, ecco perché il paracadute serve a poco

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Cerchiamo di capire perché l’ipotesi di una discesa tra i cadetti per sfruttare la mutualità sia un falso mito: la Serie B sarebbe solo un incubo per il club di Tommaso Giulini.

“Il presidente vuole retrocedere per sfruttare il paracadute dalla Serie A alla B e rifondare la squadra”. Parole sentite o lette più volte, a diverse latitudini: da Lecce a Benevento, passando per Verona (tra Hellas e Chievo) e Ferrara. E che, nelle ultime settimane, qualcuno ha riproposto anche a Cagliari alla luce del rendimento della squadra di Di Francesco, da domenica in piena zona rossa. Ma davvero sarebbe un’ipotesi realistica e credibile, al di là della dietrologia che affolla le bacheche social quando le cose vanno male?

Le cifre del paracadute

Come stabilito dall’art.18 dello Statuto della Lega di Serie A, il cosiddetto paracadute, ossia il contributo devoluto alle tre squadre discese tra i cadetti per ammortizzare costi e mancati ricavi dovuti alla retrocessione, ormai da tempo è fissato in 60 milioni di euro, con una divisione in tre fasce a seconda degli anni di permanenza nella massima serie, così previste: FASCIA A: 10 milioni di euro per chi è da 1 anno in serie A; FASCIA B: 15 milioni di euro per squadre che sono da 2 anni in serie A (o 2 degli ultimi 3); FASCIA C: 25 milioni di euro per squadre che sono da 3 anni in serie A (o 3 degli ultimi 4).

Tratto dallo Statuto della Lega di Serie A
Tratto dallo Statuto della Lega di Serie A

Il testo qui sopra descrive la suddivisione del paracadute: lo scorso anno sono retrocesse Brescia (fascia A, 10 mln), Spal (fascia C, 25 mln) e Lecce (fascia A, 10 mln), così da distribuire solo 45 dei 60 milioni a disposizione. Stando a quanto riportato nello Statuto, nel 2020-21 l’ammontare del paracadute sarà dunque di 75 milioni, la cui ripartizione dipenderà dal nome delle tre squadre retrocesse: l’eventuale cifra residuale, però, non verrebbe ridistribuita tra loro ma andrebbe a sommarsi al paracadute successivo (ma mai oltre i 75 milioni come massimale).

Il peso enorme dei diritti televisivi

In caso di una malaugurata retrocessione Cagliari, così come la maggior parte delle squadre della Serie A 2020-21, sarebbe eventualmente in fascia C e quindi riceverebbe 25 milioni. I quali, sempre stando all’art.18 dello Statuto, verrebbero erogati in due pagamenti: uno il giorno successivo all’ultima partita disputata in Serie A, pari al 40% del contributo, l’altro entro quindici giorni dalla prima partita ufficiale della nuova stagione. E sarebbe questo, a nostro modo di vedere, l’unico lieve e parziale vantaggio dato dalla retrocessione: 25 milioni di liquidità immediata (a fondo perduto, va ricordato) in poco più di tre mesi, da fine maggio alla prima settimana di settembre, per poter avviare senza troppi patemi il nuovo campionato nella seconda serie. Seconda serie che vuol dire, però, soprattutto una cosa: un diverso regime di ripartizione dei diritti televisivi. Come sempre, per chiarire il concetto, è sufficiente servirsi dei numeri. Nella stagione 2019-20 il Cagliari ha ricevuto 37,3 milioni di euro per i diritti di trasmissione delle sue gare (calcolo della Gazzetta dello Sport), come già raccontato nei giorni scorsi. Una cifra che vale il quartultimo posto, davanti solo alle tre retrocesse (Lecce, Brescia, Spal) e che ha fatto storcere il naso a più di qualche tifoso. Ma, soprattutto, una cifra che andrebbe a ridursi drammaticamente in caso di retrocessione: nel triennio 2018-2021 la Lega di Serie B ha ceduto i diritti tv a Dazn per un valore totale di 22 milioni annui, da dividere tra i 20 club partecipanti. Una differenza davvero enorme che, come ricordato in estate dal presidente della Spal, Simone Colombarini, “non è bilanciata da una riduzione dei costi della stessa misura. Solo di diritti televisivi si passa da una forbice di 34-35 milioni della Serie A a una di 2-4 in B: quella del paracadute è solo una parziale compensazione” (LoSpallino.com, 10 agosto).

La svalutazione sul mercato

L’altro effetto pesantissimo in caso di retrocessione sarebbe sicuramente la svalutazione dei calciatori in rosa. È difficile stabilire con precisione l’incidenza totale, ma è possibile avere un’idea di massima della situazione grazie ai dati elaborati da realtà che si occupano di analisi statistica del calcio come Transfermarkt e l’osservatorio Cies. Sappiamo che il monte ingaggi del Cagliari nel 2020-21 è di circa 46 milioni di euro (fonte Gazzetta), mentre il valore di mercato dato alla rosa rossoblù da Transfermarkt è di 188,15 milioni, 21 in più rispetto alla scorsa stagione. Basandoci su quest’ultimo database, siamo andati ad analizzare lo scarto in termini di valore della rosa tra le ultime due annate delle tre squadre retrocesse ad agosto: il Brescia è passato dagli 83,83 milioni del 2019-20 ai 41,83 della stagione in corso; il Lecce da 52,33 a 31,65; la Spal da 73,63 a 36 milioni. Ripetiamo, sono cifre soggettive e non oggettive (in base ai criteri stabiliti da Transfermarkt, che tengono conto di diversi parametri), ma danno un’idea della pesante oscillazione verso il basso del valore generale.

Esempi eccellenti dal passato

Siamo andati quindi a controllare alcuni dati relativi al passato, scegliendo tre casi di “retrocessione eccellente”, ovvero Juventus 2005-07, Sampdoria 2010-12 e Cagliari 2014-16, prendendo in esame il biennio tra retrocessione e stagione successiva, in tutti i casi con il lieto fine dell’immediata risalita nella massima serie. Nel primo caso, i bianconeri passarono da un valore generale di 308,96 milioni ai 224,45 dell’anno passato tra i cadetti. Ancora più emblematico il caso dei doriani, passati in un’annata dai preliminari di Champions League all’inopinata retrocessione: un crollo dai 125,05 milioni a 60,60 dell’anno successivo. Infine, il Cagliari: i primi due anni targati Giulini videro un calo da 76,65 milioni a 53,28. Per rendere ancora meglio l’idea, abbiamo analizzato anche l’oscillazione del valore di un singolo calciatore di queste tre squadre, puntando sui leader: Alessandro Del Piero, Daniele Gastaldello, Marco Sau. Pinturicchio nel biennio in esame passò da una valutazione di 18 milioni del luglio 2005 ai 13,5 del marzo 2007. L’ex capitano blucerchiato vide scendere il proprio dato dai 5,5 milioni del gennaio 2011 ai 2,9 del gennaio di un anno dopo, vissuto in Serie B. Discorso simile per Pattolino, passato dai 7 milioni del luglio 2014 ai 5 di giugno 2016, a promozione appena conquistata.

L’allarme lanciato dal Cies: investimenti più che dimezzati

Tornando ai tempi attuali, non è difficile ipotizzare una pesante (e drammatica, per i conti del Cagliari) svalutazione per i vari leader attuali come Joao Pedro, Nandez, Simeone, Godin, Cragno e compagnia cantante in caso di Serie B. Ma i dati citati nei precedenti paragrafi sono solo una parte del difficile tentativo di fare uno spaccato analitico sul tema, che trova ulteriore conforto nei report dell’osservatorio svizzero Cies, da anni un utile strumento per conoscere meglio il lato economico-finanziario del calcio europeo. Tra i tanti dati processati e poi offerti al pubblico dal Cies, nel report di Ottobre 2020 c’è anche quello relativo ai trasferimenti di calciatori nelle 5 principali leghe europee. Rispetto all’estate 2019, il calo negli investimenti durante la finestra estiva 2020 è stato del 43%, con un minimo in Inghilterra (-10%) e un massimo in Spagna (-75%),  mentre in Serie A il dato è pari al 53,5%, passando dai 1.246 milioni nel 2019 ai 667 della scorsa estate. Un crollo dovuto, ovviamente, al Covid: la mancanza di liquidità generale ha comportato un innalzamento deciso dei trasferimenti gratuiti o, ancora di più, in prestito (il 40,8% del totale, rispetto al 27,9 di un anno fa), con oltre dieci punti percentuali in più rispetto alla media delle 5 leghe top. E, soprattutto, un aumento della tendenza a impostare i cosiddetti pagamenti condizionati (i famosi diritto o obbligo di riscatto al raggiungimento di date condizioni), magari con l’inserimento di clausole come quella per il riconoscimento di una percentuale per l’eventuale rivendita futura. Tutte situazioni, insomma, già complicate da affrontare per un club in salute (sportivamente parlando), figurarsi per chi rischia la Serie B.

Retrocedere non conviene a nessuno

Abbiamo provato a dimostrare, dati alla mano, perché la retrocessione sarebbe un bagno di sangue per chiunque. E non è questione di paracadute, come si è visto: la Serie B produrrebbe perdite a tutto tondo, soprattutto perché potrebbe influenzare pesantemente la voce “plusvalenze da cessione calciatori” che nel bilancio 2020 del Cagliari Calcio ha segnato la mirabolante cifra di oltre 42 milioni (per la precisione 42.216.430 euro), di cui quasi 37 dovuti soltanto alla cessione di Nicolò Barella all’Inter. Sempre nel bilancio del club di via Mameli alla voce “debiti verso enti settore specifico”, ovvero nei confronti di altre società di calcio, compare la cifra di 36,5 milioni di euro da saldare entro il 30 giugno 2021, cui si sommano i 22 con scadenza superiore ai 12 mesi: è la cifra legata al pagamento dei vari riscatti dei calciatori acquistati in prestito con diritto o obbligo di riscatto (Rog, Simeone etc.), oltre ai pagamenti dilazionati (es. Nandez). È sempre più evidente, in conclusione, che un’eventuale retrocessione sarebbe tutt’altro che salvifica per i bilanci del Cagliari, che ha invece assoluto bisogno di salvare la categoria per valorizzare i calciatori più in vista (Walukiewicz, Nandez, Cragno?) e poter continuare ad avere un bilancio in attivo, così come avvenuto durante l’ultima stagione. E per farlo serve solo riprendere a fare punti sul campo. Altro che paracadute.

Francesco Aresu

 
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