Il presidente del Cagliari Tommaso Giulini ha parlato a Radio Serie A all’interno della rubrica Goal Economy: vi riportiamo alcune delle sue dichiarazioni.
I 10 anni di presidenza
“L’acquisto del Cagliari fu una scelta arrivata all’improvviso. Ho una grande passione per il calcio sin da piccolo. C’è stato un legame sardo-centrico con la famiglia Moratti, nel 1995 quando Massimo decise di entrare nella presidenza dell’Inter la mia famiglia entrò al suo fianco insieme a Pirelli, Entrai anche nel CdA in un periodo fortunato, ma poi nel 2013 ci fu la cessione dell’Inter a Thohir: in quell’estate il nostro grande amico di famiglia Mariano Delogu mi chiamò e mi parlò della possibilità Cagliari. Il primo pensiero fu una chiacchierata che ebbi la fortuna di fare con Gigi Riva, forse sono uno dei pochi a essere entrato nel suo ufficio. Sentire raccontare da lui dello Scudetto e dell’importanza del Cagliari per il popolo sardo fece nascere in me un sentimento, ma allo stesso tempo un grande senso di responsabilità. Mariano mi buttò dentro piano piano a questa trattativa, poi la cosa si fece. Moratti? Non ci sentimmo, anzi ero infastidito del fatto che secondo la stampa diceva che dietro il mio acquisto ci fosse l’Inter”.
Le difficoltà dell’appartenenza alla nazione sarda
“Uno dei miei figli è nato a Cagliari, un periodo non semplice per noi, ma abbiamo deciso di vivere a Milano e questo limita un po’ la coesione tra me e la gente. Manca vivere la città costantemente. Il mio trascorso milanista prima e interista dopo, magari non fa impazzire i tifosi perché venivano da una presidenza che ha fatto vivere 16-17 anni di Serie A e con una gestione molto passionale. Accettare uno stile diverso non è stato semplice”.
Il bilancio
“Il momento più negativo è stata la retrocessione di Venezia. Ci trascinavamo da almeno un anno di diversi errori. Una partita contro una squadra già retrocessa che forse con meno problemi nello spogliatoio dovevamo vincere. Fu un momento brutto. Tra i momenti più belli la vittoria del campionato di Serie B nella prima promozione con un gol meraviglioso di un sardo come Marco Sau. Gli altri due momenti negli ultimi due anni: la vittoria a Bari, non eravamo favoriti in quei playoff, in uno stadio già festante perché la partita non si sbloccava, ma arrivò il gol di Pavoletti. Fu un momento davvero forte. Come è stato quello dell’anno scorso con la salvezza contro il Sassuolo e in cui mister Ranieri fu fondamentale. Nelle ultime partite mi disse che non ce la faceva più a fare avanti e indietro e che sperava di chiudere la sua carriera con la salvezza. Una confidenza che fece solo a me, voleva smettere di allenare un club, salvo poi andare alla Roma. Una decisione assolutamente comprensibile”.
Sostenibilità
“Credo che la storia della nostra gestione sia un esempio perfetto per chiunque voglia fare calcio. Abbiamo iniziato con un quinquennio di sostenibilità, cambiando l’immagine del club: abbiamo avuto la fortuna di crescere un talento come Nicolò Barella. Da lì è partita una nuova era, della tempesta perfetta. Abbiamo fatto la cessione più remunerativa nel calcio italiano, da squadra italiana a squadra italiana, e abbiamo scelto di fare un investimento su tre giocatori per una cinquantina di milioni: Simeone, che fu venduto alle stesso prezzo, Nandez, che ha fatto cinque anni ottimi salvo poi perderlo a zero, e Rog, che ha lasciato in eredità tre crociati. La chiamo tempesta perfetta perché si è alzato il monte ingaggi e quindi tutti i giocatori chiedevano degli adeguamenti e poi arrivò il Covid: ci trovammo con un monte ingaggi molto elevato per essere il Cagliari e senza ricavi. Questo spiega i bilanci negativi di quegli anni con perdite mostruose, ora stiamo tentando di risollevare la barca andando verso la sostenibilità che è indispensabile. Sono sempre stato d’accordo a sistemi come salary cap, non penso sia la cosa più sana competere per portafoglio”.
Stadio
“Una strada molto lunga. Non abbiamo ereditato nulla dalla precedente gestione, se non un Sant’Elia aperto per 5000 persone: abbiamo cercato di riaprirlo a una capienza più grande subito, per poi fare uno stadio temporaneo che ci invidiano tutti. Lo abbiamo fatto in poco tempo, anche grazie all’Amministrazione comunale di allora diretta da Massimo Zedda. La velocità era dovuta al fatto che la sua costruzione era all’interno della stessa pratica del Sant’Elia. Questo ci ha fatto pensare che in 5-6 anni avremmo fatto il nuovo stadio, ma così non è stato, arrivò la pandemia e nel frattempo era cambiata anche l’amministrazione regionale. C’erano altre idee per quell’area e sostanzialmente con la giunta Solinas abbiamo perso 5 anni. Il progetto è in gran parte pubblico, ora è tornata l’amministrazione di Zedda e spero anche anche in Regione si possa mettere in priorità la questione stadio con un nuovo governatore. Abbiamo scartato l’ipotesi stadio di proprietà del club, ho voluto evitare un percorso che aveva prodotto 10 anni di polemiche, portando addirittura all’arresto del presidente precedente. Allo stesso tempo non abbiamo creduto in un progetto solo pubblico, perché in una regione con la Sardegna costruire uno stadio con tempistiche ragionevoli sia impossibile. Quindi abbiamo scelto una via ibrida, pubblico-privato previsto nella prima legge sugli stadi, anche su indicazione di Abodi. Un percorso che prevede tanti step, di cui l’ultimo step ci auguriamo nel 2025 sia l’assegnazione del bando con 50 milioni di contributo pubblico che andranno alla società di progetto e non al Cagliari Calcio: anzi mi auguro che il vincitore del bando non sia il Cagliari Calcio, perché non sono nel mondo dell’edilizia e perché la gente deve capire che questo contributo non vanno nelle tasche dell’imprenditore ma chi avrà in concessione il progetto. I potenziali 15 milioni di ricavi attesi? Sono l’unico ritorno del progetto al Cagliari Calcio. La speranza e la necessità dello stadio nascono dal fatto che i tifosi meritano uno stadio tutto coperto e un’acustica migliore che magari possa anche portare qualche punto in più in casa per l’ambiente, e soprattutto la possibilità al club di investire i ricavi del giorno gara. Speriamo penso possa partire presto il bando”.
La Redazione